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Senato dice no ad arresto, Antonio Azzollini esulta

In Aula 189 no con voto segreto ma il Pd si divide

Il senatore di Ap-Ncd Antonio Azzollini non andrà agli arresti domiciliari per la vicenda del crac della casa di cura Divina Provvidenza. L'Aula del Senato con 189 no, 96 si e 17 astenuti respinge, infatti, la richiesta dei magistrati di Trani, contraddicendo quanto deciso dalla Giunta per le Immunità l'8 luglio scorso, e scatena la protesta del movimento 5 stelle e della Lega. A votare in massa contro l'arresto dell'ex presidente della commissione Bilancio, con voto segreto chiesto da Ncd, sono in gran parte senatori del Pd ai quali il capogruppo Luigi Zanda ieri ha lasciato libertà di coscienza. E la cosa irrita non poco la minoranza Dem. Gianni Cuperlo chiede un chiarimento interno e osserva: "Sul caso Azzollini ci siamo fatti male da soli". Mentre Alfredo D'Attorre chiede cosa sia cambiato dal voto della Giunta in cui il Pd votò a favore dell' arresto ad oggi. Ma anche la vicepresidente del partito Debora Serracchiani è in evidente imbarazzo: "Non abbiamo fatto una bella figura. Dovremo scusarci". Presa di posizione che fa andare su tutte le furie i senatori Democratici "garantisti" che cominciano con singoli comunicati a difendere le ragioni del proprio gesto. Assicurano di aver evitato il carcere ad un collega perché "non convinti dalle carte", ma che la giustizia farà comunque il suo corso.

Il senatore di Ncd, nei giorni scorsi taciturno e preoccupato, ora mostra soddisfazione. In Aula contesta punto per punto l'ordinanza con la quale sono stati chiesti gli arresti domiciliari nei suoi confronti e spiega perché si consideri una vittima del "fumus persecutionis" dei magistrati di Trani. Ma fuori dall'emiciclo ringrazia i colleghi che lo hanno "salvato" e ribadisce, anche ai cronisti che lo assediano, di non aver mai pronunciato la frase offensiva contro le suore ("Vi piscio....") che gli è stata attribuita da un teste a suo dire non attendibile. Il capogruppo di Ap-Ncd Renato Schifani nel commentare il risultato davanti alle telecamere si commuove.
    Mentre i 5 Stelle sparano a zero contro "la Casta" che continua imperterrita "ad autoassolversi" e contro il Pd che "salva" il "complice" che, per i 12 anni in cui è stato presidente della commissione Bilancio di palazzo Madama, "ha fatto favori a tutti allargando i cordoni della borsa".
    Anche la Lega non fa sconti ai Dem con il leader Matteo Salvini che accusa Renzi di "aver calato le braghe per salvare le poltrone". "Se si fosse votato a favore dell'arresto - incalza il capogruppo di FI alla Camera Renato Brunetta - sarebbe caduto infatti il governo".

Dopo il voto, scoppia anche la polemica tra Ncd e il presidente della Giunta Dario Stefano (Sel). Fabrizio Cicchitto invita quest'ultimo ad una riflessione visto che "il suo ruolo non é quello di mettere il bollo ad ogni richiesta della magistratura inquirente". E Stefano risponde piccato che così dicendo Cicchitto "offende" non solo lui, ma l'intera Giunta la cui autonomia non può e non deve essere messa in discussione visto che ogni decisione "è frutto di un lavoro di istruttoria attento e approfondito".
    Azzollini non è più presidente della commissione Bilancio, incarico dal quale si dimise subito prima del voto in Giunta, ma non si esclude, anche nel Pd, che a settembre, quando si dovranno ridiscutere le presidenze delle commissioni, lui non possa tornare ad occupare la vecchia poltrona. "Io sono una persona seria - assicura Azzollini - e resto dimesso", ma poi sui presidenti di commissione sono i vari componenti che devono votare. E non si escludono sorprese.

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