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Corruzione: Commissione Csm, riforma insufficiente

Corruzione: Commissione Csm, riforma insufficiente

Legnini frena: è passo avanti, voterà il plenum. Pd: sconcertante

ROMA, 16 maggio 2015, 12:47

Redazione ANSA

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Il plenum del Csm - RIPRODUZIONE RISERVATA

Il plenum del Csm - RIPRODUZIONE RISERVATA
Il plenum del Csm - RIPRODUZIONE RISERVATA

I "singoli sporadici e frammentari interventi realizzati, ed in gran parte attualmente solo annunciati dal legislatore" sulla corruzione, "risultano per la loro disorganicità insufficienti". Sono duri alcuni passaggi che la VI commissione del Csm mette nero su bianco in un parere che sarà al vaglio del plenum mercoledì, praticamente alla vigilia del voto finale alla Camera sul ddl anticorruzione. E hanno suscitato reazioni nelle file del Pd, a cominciare dal responsabile giustizia del partito, David Ermini, che parla di "giudizio incomprensibile e sconcertante". Il documento esamina in realtà un altro provvedimento all'esame del Parlamento: il ddl sul processo penale. Ma soffermandosi sulle disposizioni in materia di corruzione previste nel testo, allarga l'analisi anche allo specifico pacchetto anticorruzione ormai vicino al varo la prossima settimana. Un pacchetto che, da parte sua, il presidente del Csm, Giovanni Legnini, difende come "un indiscutibile passo in avanti", anticipando la posizione che ribadirà in plenum quando si esaminerà una proposta che "deve essere ancora discussa e votata", puntualizza. Per ora il parere redatto dal consigliere Piergiorgio Morosini ha incassato il voto unanime della commissione. E il messaggio che lancia è chiaro: stop a "cautele e timidezze" di fronte a un fenomeno criminale "di siffatta ampiezza, pervasività e ramificazione". Serve "un intervento organico a tutto campo". L'aumento delle pene è un mezzo di contrasto "insufficiente": bisognerebbe agire anche sulle pene accessorie, per esempio con l'interdizione perpetua dai pubblici uffici; e prevedere tutele per chi denuncia. Proprio in scia con questa previsione è giudicata positivamente la premialità per chi collabora con l'autorità giudiziaria prevista nel ddl. Il testo reintroduce anche il falso in bilancio con "un adeguato carico sanzionatorio", ma le pene previste per le società non quotate (1-5 anni) non consentono le intercettazioni e in ogni caso la misura "non è scevra di lacune"; e nel suo insieme la proposta di legge appare "incompleta". Il Csm segnala per esempio il mancato intervento sulla corruzione tra privati, che resta reato non perseguibile d'ufficio. Il parere inoltre indica come necessaria una "rivisitazione generale della prescrizione" evitando "interventi settoriali" su alcuni reati e prevedendo "il definitivo arresto del decorso una volta esercitata l'azione penale". In tema di intercettazioni e privacy, è condivisa l'istanza di maggiori tutele, ma si auspica equilibrio in un ambito che chiama in causa "una pluralità di interessi, tutti di rango costituzionale". L'intervento Csm arriva all'indomani dell'appello del Capo dello Stato Sergio Mattarella. Un monito raccolto oggi da Raffaele Cantone: "La corruzione è il sistema che blocca il Paese e, quindi, lo sviluppo", ha detto il presidente dell'Autorità Anticorruzione, ribadendo i rischi che si insinuano nel meccanismo delle grandi opere se mancano gli "anticorpi". Ma il documento è stato accolto con stupore dal Pd. "Sono sorpreso, anzi sconcertato. Il parere va in senso contrario a quello espresso da magistrati in prima linea", afferma Ermini, che cita lo stesso Cantone, e poi associazioni come Libera e Transparency International. "Parere intempestivo e illogico", aggiunge Donatella Ferranti (Pd), presidente della commissione giustizia della Camera. "Intempestivo perché siamo ormai in dirittura d'arrivo in aula con il ddl anticorruzione. Illogico visto che accusa il Parlamento di disorganicità proprio nel momento in cui stiamo varando una legge organica e di sistema".

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