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Pd chiama M5S su Italicum ma a Senato numeri su filo

Pd chiama M5S su Italicum ma a Senato numeri su filo

Dem a 5Stelle, votate premio lista. Ma minoranza Pd pronta strappo

ROMA, 19 gennaio 2015, 12:20

di Serenella Mattera

ANSACheck

Infografica - RIPRODUZIONE RISERVATA

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Il Pd lancia "ufficialmente e formalmente" un amo al M5S sulla legge elettorale. Alla vigilia della settimana decisiva per riuscire ad approvare l'Italicum al Senato e la riforma costituzionale alla Camera prima che si aprano le votazioni per il Quirinale, Debora Serracchiani scrive una lettera ai grillini per invitarli a votare a favore del premio alla lista, da loro stessi "caldeggiato". E lancia così un segnale, spiegano fonti del Nazareno, a chi dalla minoranza Pd e da FI minaccia ancora battaglia sul testo del governo.

"Se salta la legge elettorale, salta tutto. Siamo preoccupati perché da un lato il Pd balla sul vulcano con la minoranza che cerca di far mancare i voti, dall'altro FI si comporta come Giano bifronte", dice un esponente Pd del governo. Anche se da Palazzo Chigi assicurano che il premier è tutt'altro che preoccupato, visti anche i segnali "molto buoni" arrivati da Silvio Berlusconi e punta dritto all'obiettivo. Ma se il leader di FI ha blindato il patto del Nazareno, nei suoi gruppi parlamentari non si escludono defezioni. E trenta senatori della minoranza Pd in una conferenza stampa programmata per oggi pomeriggio, subito dopo l'assemblea del gruppo con Renzi, confermeranno la determinazione a votare i loro emendamenti per modificare il meccanismo dei capilista bloccati: "Siamo un terzo del gruppo, ci faremo sentire".

Ed è proprio per questo, per mandare un segnale "alla minoranza della minoranza Pd" e ai forzisti che, spiegano dal Nazareno, nel pomeriggio Debora Serracchiani mette per iscritto in una lettera a Luigi Di Maio, Danilo Toninelli e i capigruppo M5S, l'invito ai 5 Stelle a "non continuare a rifiutare ogni forma di collaborazione". Lo aveva già ricordato Renzi venerdì in direzione: negli incontri che si erano svolti in streaming a giugno con la delegazione M5S, erano stati proprio i grillini ad avanzare la proposta di "assegnare il premio alla lista e non alla coalizione". Perché, domanda Serracchiani, rifiutarsi allora di votare adesso l'emendamento presentato dal Pd all' Italicum proprio per assegnare il premio alla lista? In serata una risposta del M5S ancora non c'è, perché - viene spiegato - va "concertata" nei gruppi. Ma se il M5S dovesse dire sì - cosa non scontata - Renzi si assicurerebbe i voti per far passare un punto qualificante della riforma. Perché al Senato la maggioranza si muove sul filo e sul premio alla lista FI voterà "no", secondo la linea indicata dallo stesso Berlusconi. La mossa è però anche un messaggio ai senatori della minoranza dem, perché non pensino di condizionare l'Italicum.

"E' singolare che Renzi parli con tutti tranne che con il suo partito", lamenta il bersaniano Alfredo D'Attorre. "Perché sull'altare del Patto del Nazareno il Pd dovrebbe concedere i 100 capolista nominati, quando FI non voterà il premio alla lista?", domandano Federico Fornaro e Carlo Pegorer.

Oggi alle 14 Renzi incontrerà i senatori in assemblea: allo studio ci sono alcune proposte di mediazione anche sui capilista bloccati ma finora da parte del premier sul tema non ci sarebbero state grandi aperture. Dunque la prova del nove potrebbe arrivare direttamente in Aula, quando martedì inizieranno le votazioni e la maggioranza si troverà ad affrontare anche la valanga di emendamenti di Roberto Calderoli, che si conta di poter superare in vari modi: o con il dialogo o con il "canguro". Martedì anche Berlusconi vedrà i suoi senatori, mercoledì i deputati. Perché a Montecitorio c'è da affrontare la riforma costituzionale. Anche in questo caso, il lavoro per il governo non sarà semplice, visto il tentativo dell'opposizione di rallentare il percorso e la richiesta di modifiche della minoranza Pd. Il fronte trasversale dei dem 'non renziani', secondo quanto si apprende, dovrebbero vedersi nei prossimi giorni per concordare un'azione comune.

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