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Renzi farà un solo nome per Colle, non faremo errori

Clima natalizio a brindisi Pd, a sorpresa Padoan; rush su riforme

Nessuna terna o petali di nomi da sfogliare nella rosa del Quirinale. Matteo Renzi, concentrato a mettere a segno le ultime riforme del 2014, ha già definito, con i fedelissimi, la cornice dentro la quale costruirà prima nel Pd e poi tra i partiti la candidatura per la corsa al Colle: un nome secco capace di raccogliere per le sue caratteristiche un consenso trasversale ma che, per evitare di essere impallinato, sarà messo ai voti a partire dalla quarta "chiama" quando basterà la maggioranza assoluta per eleggere il nuovo Capo dello Stato. Non è sfuggito a nessuno che oggi, al tradizionale brindisi natalizio al Nazareno, sia arrivato anche il ministro dell'Economia Pier Carlo Padoan, mai visto finora nella sede del Pd. "Sembrava l'assemblea dei grandi elettori Pd alla quale aspiranti e papabili vengono a farsi vedere", malignano molti parlamentari alla fine del veloce rinfresco, al quale hanno partecipato anche tutti gli ex segretari dem, Pier Luigi Bersani, Dario Franceschini e Guglielmo Epifani. Il nome del ministro dell'Economia, ringraziato anche da Giorgio Napolitano nel saluto alle Alte Cariche, è molto citato in un toto-nomi che già impazza ancor prima che in realtà lo stesso Renzi abbia le idee chiare sul cavallo su cui puntare.

"Non dobbiamo fare errori di metodo", è il refrain che il leader del Pd ripete ai suoi e che oggi ha ribadito davanti alla maggioranza e minoranza del partito. Certo mancavano Pippo Civati e Stefano Fassina, forse espressione dell'anima più oltranzista del Pd, ma oggi al Nazareno si respirava un clima positivo e collaborativo. Magari la quiete prima della tempesta ma nelle intenzioni di Renzi c'è davvero la volontà di portare quanto più Pd a votare il futuro Capo dello Stato. E la minoranza condizionerà molto del suo atteggiamento, spiegano ambienti parlamentari, dalla disponibilità del premier di venire incontro ad alcune richieste sulla legge elettorale, dal 7 gennaio in votazione al Senato. Una chiusura totale del leader dem, in nome delle ultime modifiche del Patto del Nazareno, darebbe inevitabilmente la stura ai franchi tiratori nell'elezione quirinalizia. D'altra parte tra i renziani stessi nessuno si illude che, per un motivo o per l'altro, ci sarà una fronda tra i 40 ed i 70 votanti nel segreto dell'urna.

Per questo, al di là di un'apertura formale a 360 gradi a tutte le forze politiche, M5S inclusi, è alle forze di maggioranza, Ncd e Popolari, e a Fi che Renzi guarda per portare a casa senza disastri e remake del passato il nuovo presidente della Repubblica. Forza Italia e fonti del Nazareno smentiscono una telefonata tra Silvio Berlusconi e Matteo Renzi sabato pomeriggio per cercare i primi punti di intesa sul profilo giusto. Ma fonti parlamentari dem parlano di contatti ad alto livello tra i due partiti per tessere una tela comune. Una tela che, sperano i fedelissimi del premier, sia talmente robusta da riuscire a contenere, dalla quarta votazione, i malumori Pd ed i dissidenti azzurri.

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