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Legge elettorale, nuova valanga di proposte di modifica in commissione

Stasera il termine per le proposte di modifica al testo della relatrice

 Continua il braccio di ferro nel Pd su riforme e legge elettorale. E allo scadere del termine per i sub-emendamenti alle proposte della relatrice, Anna Finocchiaro, è ancora valanga di proposte di modifiche.

QUASI 6MILA SUB-EMENDAMENTI - Sono 5.894 i sub-emendamenti presentati in commissione Affari costituzionali del Senato agli emendamenti della relatrice Anna Finocchiaro alla riforma elettorale. Gli emendamenti Finocchiaro recepivano la nuova versione dell'Italicum. La stragrande maggioranza dei sub-emendamenti, e cioè 5.482, provengono dalla Lega, mentre gli altri provengono da tutti gli altri gruppi. I sub-emendamenti si sommano ai circa 12.000 emendamenti presentati al testo originale dell'Italicum (anche qui ben 10.500 provengono dalla Lega).

 

di Michele Esposito

A poco più di 48 ore dall'Assemblea di domenica è di nuovo battaglia aperta nel Pd. A innescare la miccia è una volta ancora il capitolo riforme e il voto in dissenso della minoranza Dem che, assieme al 'frondista' FI Bianconi, ieri ha mandato sotto il governo. Un nodo più politico che tecnico, che torna ad allargare la frattura tra Matteo Renzi e la sinistra Pd aprendo la strada ad un'Assemblea nella quale il premier-segretario tornerà in modo chiaro sulla necessità della disciplina di partito nello snodo cruciale del percorso delle riforme. E non è escluso che, come è accaduto nell'ultima Direzione, Renzi torni nuovamente a blindare testi e tempi delle riforme chiedendo un voto alla sua relazione. E' lo stesso premier, in missione in Turchia, a far capire che neanche questa volta chiuderà un occhio su un voto, quello di ieri in commissione alla Camera, "che è stato considerato come un segnale politico".

Renzi dapprima assicura come all'approvazione dell'emendamento che sopprime i 5 senatori di nomina presidenziale si rimedierà in Aula per evitare "soluzioni pasticciate", quindi prepara lo show down di domenica: "Di segnali politici ne parleremo in modo chiaro in Assemblea". E, davanti all'Assemblea non è escluso che il premier-segretario usi termini ancora più forti, arrivando magari a rimarcare che, se qualcuno nel Pd vuol portare il Paese al voto, da parte sua non c'è alcun timore ma solo la volontà di concludere il percorso delle riforme costituzionali ed economiche e di portare - come ribadisce anche oggi - la legislatura al suo compimento, "nel febbraio 2018". Parole che, di fatto, oggi sono state anticipate dal sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Graziano Delrio.

"Se la minoranza del Pd vuole andare a votare lo dica. Noi vogliamo continuare e arrivare fino al 2018", affonda Delrio, dando il là ad una girandola di durissimi botta e risposta nel Pd. Delrio pensi alla crisi economica e "non minacci i parlamentari" su un materia sulla quale deputati e senatori hanno "diritto e il dovere" di migliorare i testi, replica, duro, l'ex premier Massimo D'Alema, alle cui parole seguono quelle, non meno morbide, del bersaniano Alfredo D'Attorre: "Sulle riforme il governo dovrebbe stare ben attento a non porre una questione di fiducia, qui stiamo lavorando con molta serietà e nessuno può permettersi di parlare di giochetti". Il pomo della contesa, nel Pd, anche questa volta sembra tratto i frondisti FI non abbandona la trincea, con Raffaele Fitto che oggi manifesta tutta la sua contrarietà sull'ipotesi Mattarellum - peraltro non gradita neanche a Silvio Berlusconi - chiedendo il perché di tanta fretta sulle riforme: "Renzi vuole le elezioni?".

Intanto, la commissione della Camera cercherà di terminare l'esame degli emendamenti alle riforme entro sabato sera con l'obiettivo di far approvare il testo in Aula il 16, mentre oggi ha nuovamente rinviato il nodo dell'art.21 del ddl, relativo al quorum per l'elezione del Capo dello Stato. Parallelamente, in commissione al Senato oggi scadeva il termine per i subemendamenti ai due emendamenti Finocchiaro che mettono nero su bianco l'Italicum 2.0. Solo la Lega ne ha presentati 5.400, ai quali si sommano i 12mila emendamenti presentati, da tutti i gruppi, ieri sera. E la minoranza Pd non si è tirata certo indietro. Chiti ha presentato un emendamento che pone il Mattarellum in sostituzione dell'Italicum e non come norma di salvaguardia, come previsto dai renziani. Mentre 34 senatori Dem hanno firmato un subemendamento che sostituisce al sistema dei capilista bloccati dei listini circoscrizionali, completati dal 75% di candidati scelti da preferenze. "E' un tentativo di trovare una mediazione", spiega Gotor. Ma il suo auspicio, oggi, sembra soprattutto un'utopia.

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