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Lavoro, il monito dei vescovi: "Pensare alle persone"

Il ministro Poletti: "Il governo non cadrà". Renzi: "Non ci sarà alcun pasticcio"

"La Chiesa pensa che bisogna guardare con più realismo alle persone che non hanno lavoro e che cercano lavoro. Il dibattito su 'art.18 sì, art.18 no' è meno centrale e io vi vedo troppe bandiere che sventolano". Lo ha detto il segretario generale della Cei, monsignor Nunzio Galantino. "Non è questione se il Renzi piaccia a noi o no. Bisognerebbe chiedere alla gente se sta trovando le risposte. La nostra impressione è che ci sia da ridisegnare l'agenda politica mettendo come priorità la famiglia, il lavoro, i giovani e i temi della formazione e della scuola ma non annunciandoli, affrontandoli veramente". Così il segretario generale della Cei, monsignor Mariano Crociata, nella conferenza stampa al termine dei lavori del Consiglio permanente.

Dello stesso avviso il presidente della Camera Laura Boldrini, secondo la quale l''art.18 "è una questione non cruciale per il cambiamento", "non si fa crescita erodendo i diritti di chi ancora ce li ha". Boldrini spiega che gli imprenditori che incontra "si lamentano delle troppe tasse, della burocrazia, dello scarso accesso al credito, della giustizia lenta. Raramente un imprenditore mi ha detto che il suo problema era l'art.18, che è una bandiera. Se non è un problema per gli imprenditori, allora che problema è?". Secondo la presidente della Camera "anche se dobbiamo difendere chi non ha diritti, non bisogna toglierli a chi ancora ce li ha. La crescita si fa cambiando verso con investimenti in ricerca ed innovazione".

LA DISCUSSIONE NEL PD - "Circolano voci incontrollate di una possibile 'mediazione' sul tema dell'art. 18, mentre il segretario continua a negare che vi possano essere 'compromessi'" e sarebbe "corretto avere un documento scritto con i dettagli sui quali si orienterà il lavoro del partito e del governo" per "poterli valutare". Lo afferma Pippo Civati.

"Nella direzione di lunedì devono essere discussi insieme lavoro e legge di stabilità", altrimenti "diventa un convegno di centro studi. Io sono un po' preoccupato perché la spending review non sta dando i risultati sperati". Lo afferma Francesco Boccia a Mix24 di Giovanni Minoli su Radio 24. Per quanto riguarda l'articolo 18 Boccia dice di essere "totalmente d'accordo nel prendere il modello tedesco e applicarlo in Italia. E non mi si venga a dire - conclude - che in Germania gli investimenti internazionali non vengono intercettati".

"Continuo a pensare che una sintesi sia possibile, e che questa possa portare a una riforma migliore e più efficace. Se si ragiona e si smette di cercare un nemico al giorno, fuori e dentro il Pd, si può trovare una soluzione più forte e più seria, che funzionerà di più anche per il governo e per il premier. Se invece non si riuscisse, si andrebbe incontro a un percorso complicato...". E' quanto sottolinea l'ex segretario del Pd, Pier Luigi Bersani, in un'intervista all'Huffington Post.

Sull'art.18 "sono sicuro che troveremo un'alta soluzione, capace di rilanciare il sistema produttivo italiano, di garantire diritti e tutele a chi li ha e, finalmente, anche a chi non li ha, come i giovani precari. Ma, per raggiungere una buona soluzione, è utile, anzi, è necessario continuare a dibattere con franchezza e anche con vivacità, recuperando però i toni dovuti". E' quanto scrive il capogruppo Pd al Senato, Luigi Zanda, nella newsletter ai senatori Pd in vista dei lavori della prossima settimana.

IL FRONTE DEI SINDACATI - "Il tema dell'unificazione del mercato del lavoro ci pare sia molto importante e non si può fare creando nuovi dualismi". Così il leader della Cigl, Susanna Camusso, mantiene il punto sul Jobs act. Davanti "ad una legge delega, che ha un suo lungo percorso di attuazione" è "strano" parlare di "un prendere o lasciare", aggiunge a chi gli chiedeva di commentare le dichiarazioni del premier Renzi sul Jobs act.

"Abbiamo interpretato come un invito al governo a non generare un drammatico scontro sociale sui temi dei diritti e del lavoro", ha detto Susanna Camusso, commentando i messaggi arrivati dalla Cei.

In Italia "il dialogo sociale si è improvvisamente interrotto, ci piacerebbe capire se è solo una fantasia del nostro presidente del Consiglio, oppure è una realtà che riguarda l'Europa in generale" ha spiegato Camusso parlando dell'incontro con i sindacati europei che si terrà "il 6 ottobre a Roma".

Sul fronte del lavoro "il primo punto non è abolire l'art.18 ma togliere le forme di lavoro precario assurde, che non sono state messe da noi: le leggi in un Paese non le fa il sindacato ma il governo e il Parlamento". Lo ha detto il segretario generale della Fiom, Maurizio Landini. "Dove sono stati loro, in questi anni - ha aggiunto all'assemblea nazionale della Fiom - che, pur cambiando i governi, la precarietà è aumentata?".

E intanto il leader della Uil, Luigi Angeletti, su un'eventuale mobilitazione unitaria per il lavoro, spiega: "Siamo favorevoli ad un'iniziativa comune" insieme a Cgil e Cisl, "ma non deve essere di facciata". Poi dice come "lunedì" 29 settembre "ci dovremmo incontrare" con gli altri sindacati e poi "si riunirà il nostro esecutivo, nel pomeriggio, e si deciderà".

LA RASSICURAZIONE DI POLETTI - C'è il rischio che il governo possa cadere a causa dello scontro sul Jobs Act? "Direi proprio di no". Così il ministro del Lavoro Giuliano Poletti ha risposto a margine di un incontro a Bologna. "Credo che abbiamo un testo che già nella formulazione attuale ha avuto un consenso largo, quindi credo possa procedere", ha aggiunto. L'esame in aula del jobs act slitterà di qualche giorno, aggiunge Poletti, "perché ci sono alcune scadenze non rinviabili", ma " appena ci saranno le condizioni si farà perché la discussione è già stata incardinata e avviata la scorsa settimana. Quindi non ci sono problemi di calendario". "Abbiamo lavorato per avere una delega che ha per altro già avuto l'approvazione da parte della Commissione Lavoro dove sono stati presentati e accolti emendamenti importanti".

L'AUSPICIO DI GRASSO - "Certamente l'aula troverà l'equilibrio per potere uscire da questi dilemmi e poter avere una riforma del mercato del lavoro che possa aiutare soprattutto a trovare il lavoro". Così il presidente del Senato, Piero Grasso. "Ho il compito di portare avanti in aula al senato la riforma del lavoro", ha aggiunto.

RENZI: NON CI SARANNO PASTICCI - Sul Jobs Act è intervenuto da New York il premier Matteo Renzi. "Non ci sarà alcun pasticcio - ha detto -, condivido alla lettera le parole del ministro Poletti. Faremo una riforma fatta bene che sarà degna di questo nome". Renzi ha ribadito che "per tornare a fare l'Italia siamo pronti, se servirà, a fare battaglie in Parlamento e a sfidare i poteri forti. Cambieremo la burocrazia, le regole del gioco sul lavoro, le istituzioni, e daremo tempi certi alla giustizia. Se si vuole restare a galla si deve correre. Stando fermi si cade".

Confindustria Veneto, art.18 cambi per nuovo Paese - "Se vogliamo rinnovare l'Italia l'art.18 va messo in discussione, troviamo le forme più adatte. Non è per lasciare agli industriali 'le mani libere', ma per riuscire ad attrarre investimenti esteri. E' un passo che va fatto". Così il leader degli industriali veneti, Roberto Zuccato, si esprime sul tema più scottante della riforma del lavoro. "L'art.18 - ha detto Zuccato, partecipando ad un Forum all'ANSA del Veneto - non coinvolge un rilevante di dipendenti è vero, ma è un problema di ammodernamento del Paese. Riguarda le aziende dai 50 dipendenti in su, che guarda caso sono quelle che hanno un'attenzione da parte degli investitori stranieri".

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