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Analisi - Napolitano tutor riforme, no a polemiche strumentali

Analisi - Napolitano tutor riforme, no a polemiche strumentali

di Pierfrancesco Frerè

ROMA, 23 luglio 2014, 09:07

di Pierfrancesco Frerè

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Giorgio Napolitano si erge ancora una volta a tutor delle riforme. Esclude che siano state esaminate dal Parlamento frettolosamente, invita a non evocare lo spettro dell'autoritarismo, ricorda che Matteo Renzi si muove sulla base di un mandato della Camere espresso a maggioranza schiacciante.
    Nelle sue parole si intuisce la preoccupazione che tutto possa finire, come in passato, nelle sabbie mobili delle polemiche strumentali: dunque una condanna implicita dell' ostruzionismo portato all'esasperazione, senza nessun reale obiettivo politico che non sia quello di sconfiggere il governo.
    In questa ottica, il capo dello Stato assicura di voler garantire continuità ai vertici dello Stato per tutta la durata del semestre europeo. L'invito a non almanaccare sull'ipotesi di sue dimissioni (ipotesi premature e infondate, dice) sembra rivolto un po' a tutti: se c'è qualcuno che pensa possano servire a complicare lo scenario, sembra dire il presidente della Repubblica, farà bene a ricredersi, così come chi conta sullo scudo infinito del Quirinale.
    Napolitano però va anche più in là e non esclude che la legge elettorale possa essere migliorata una volta votate le riforme al Senato. Qui c'è un delicato punto politico: sono molte le voci, anche di maggioranza, che chiedono al premier di promuovere una mediazione sui principali punti di dissenso sul bicameralismo e sull'Italicum. Renato Schifani e Maurizio Gasparri, da sponde diverse, chiedono al Rottamatore di non esagerare con il suo piglio sbrigativo e di accettare un negoziato che non sia fatto solo di piccole limature. E' una proposta simile a quella del leghista Roberto Calderoli che suggerisce di lasciare ai relatori delle riforme (lui stesso e Anna Finocchiaro) lo spazio per trattare con tutte le opposizioni e sbloccare quell'ostruzionismo che di questo passo, per ammissione del democratico Luigi Zanda, non consentirebbe di approvare niente prima del 2015.
    Naturalmente Renzi non può cedere sui punti che rappresentano una sorta di manifesto del nuovo Pd e dello stesso Patto del Nazareno: elezione di secondo livello per il Senato e no al ritorno delle preferenze. Ma spazi per una trattativa restano: bisognerà vedere se saranno sufficienti per ammorbidire il Carroccio e riconquistare almeno una parte dei frondisti del Pd e di Fi. Per il momento il capo del governo si dice sicuro di farcela prima delle ferie estive e i suoi bombardano le posizioni dei ''frenatori'' con l'accusa di voler difendere poltrona e status quo contro gli interessi del Paese, non escludendo nemmeno in caso di fallimento il ritorno alle urne.
    Ma l'impressione è che qualche concessione di sostanza sarà fatta per non rompere con la Lega (che in commissione ha votato il testo del governo) e anche per non stressare i rapporti con il partito di Alfano.
    Il Nuovo centrodestra infatti è in tensione dopo la sentenza di assoluzione del Cavaliere che ha blindato il Patto del Nazareno. Per gli alfaniani il pericolo è che le riforme appaiano solo un successo del tandem Renzi-Berlusconi e che ciò in definitiva si traduca in una nuova opa di Forza Italia sul futuro schieramento dei moderati. Ciò spiega perché Angelino Alfano si sia sottratto all'abbraccio del leader azzurro: il ministro dell'Interno chiede al Cav di dimostrare con i fatti la volontà di cambiare le cose non votando una legge elettorale che ucciderebbe i piccoli alleati. In altre parole chiede a Berlusconi e non a Renzi di accettare modifiche all'Italicum, dal momento che il premier ha sempre ripetuto che è da quella sponda che vengono i niet agli emendamenti.
    Nel Ncd c'è il sospetto che da Forza Italia sia partito un tentativo di svuotamento. L'accusa di Cicchitto e Formigoni a Nunzia De Girolamo di voler ''tornare all'ovile'', magari resuscitando il Pdl, si muove in questo solco. Ecco perché Alfano esclude di poter incontrare in questo momento il Cavaliere. ''Nessuno lo aveva invitato'', replica piccato Giovanni Toti, mentre Berlusconi insiste sulla necessità di riorganizzare il centrodestra, senza tuttavia chiarire se farlo con Ncd e Udc all'ombra del Ppe o con una formula che coinvolga anche la Lega (che rifiuta il dialogo con gli alfaniani) e Fratelli d'Italia. ''Come inizio non c'è male'', commenta sarcastico Ignazio La Russa.
   

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