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Def, Renzi: nessuna manovra correttiva

Con 0,5% di crescita pareggio nel 2015. Da calo tasse e riforme +2,2% di pil nel 2018. Apprezzamenti da Cgil e Confindustria, ora però i fatti

Nessuna manovra correttiva. Anzi, le stime del Def sono state fin troppo rigorose e prudenti e nel corso dell'anno con ogni probabilità ci saranno sorprese positive per l'economia italiana con impatto dunque anche sulla finanza pubblica. Matteo Renzi difende senza remore il lavoro fatto con il Documento di economia e finanza e ribadisce anche il suo impegno primario: fare le riforme, economiche e politiche, snellire la burocrazia, ritrovare un equilibrio sociale.

Dalla sua parte Renzi può contare sulla promozione dell'Ue e dell'Fmi. Pur ricordando all'Italia che "deve raggiungere il pareggio per ridurre il debito ed essere in linea con le regole", Bruxelles "accoglie con favore" le misure per i lavoratori annunciate da Roma e promuove "l'impegno a finanziare la riduzione delle tasse per i lavoratori con salario basso interamente con tagli alla spesa". Mentre il Fondo spiega: il piano Renzi si muove nella direzione da noi indicata. "Inizia a pagare chi non ha mai pagato", ripete il premier come un mantra in ogni occasione pubblica e lo scrive anche, di buon mattino, come sua usanza, su Twitter, ancora carico dopo la conferenza stampa di ieri sera a Palazzo Chigi.

"Mi ha colpito l'atteggiamento delle persone che ci dicono non tornate indietro, non mollate: è la linea del Def, chi non ha mai pagato deve pagare un po' e chi ha sempre pagato è giusto che inizi a riscuotere", ha scandito Renzi da Vinitaly. Chi non ha mai pagato sono soprattutto, secondo il presidente del Consiglio, i manager pubblici, i dirigenti, i "mandarini intoccabili". I primi che saranno colpiti dallo 'Sforbicia-Italia', a tutto vantaggio di quella classe media che con la crisi economica è pericolosamente scivolata verso il gradino più basso della scala sociale. Per assicurare a loro gli 80 euro in busta paga che arriveranno con il decreto della prossima settimana, il governo busserà alla porta anche delle banche.

E questa in realtà non sarà la prima volta visto che dal settore finanziario si è già attinto per trovare coperture a misure varate dal governo Letta. Da qui la levata di scudi dell'Abi e dell'Ania (anche le assicurazioni sono tra i "quotisti" di Bankitalia che vedranno dunque tassate ad oltre il 20% le plusvalenze derivanti dalla rivalutazione delle quote di Via Nazionale) e la preoccupazioni dei sindacati di settore, Fabi in primis, che teme ricadute sui lavoratori. Renzi va però dritto per la sua strada e rimanda al mittente tutte le accuse, i dubbi e gli scetticismi dei "gufi". Qualcosa ci sarà anche per gli incapienti, per quella fascia sotto gli 8.000 euro l'anno che non usufruendo delle detrazioni Irpef sarebbe esclusa dalla manovra di taglio del cuneo. E l'intervento sarà - spiega il responsabile economico del Pd, Filippo Taddei - ''aggiuntivo'' rispetto ai 6,7 miliardi che saranno impiegati nel 2014 per gli 80 euro ai lavoratori dipendenti.

La soluzione non è ancora definita e le ipotesi rimangono allo studio del ministero del Tesoro. Se coinvolto, l'Inps sarebbe pronto ad eseguire le indicazione dell'esecutivo (era circolata in passato l'idea di un bonus elargito proprio dall'istituto pensionistico) ma non è esclusa la possibilità di una somma anticipata dal datore di lavoro che sarebbe poi recuperata sotto forma di credito d'imposta. Qualsiasi sarà la soluzione, la Cgil, da sempre particolarmente critica, appare questa volta ben disposta. "Ci verrebbe quasi da dire che se non c'è la concertazione ma c'è così tanta attenzione alle nostre rivendicazioni, possiamo essere tranquilli", afferma Susanna Camusso. Più critico stavolta Raffaele Bonanni, secondo il quale invece nel documento mancano le linee per lo sviluppo del Paese. Mentre per il segretario generale aggiunto della Uil, Carmelo Barbagallo ora bisogna guardare a lavoro e pensioni. Bene anche da Confindustria che parla di ''salutare accelerazione riformatrice'' ma critica un taglio troppo ''timido'' all'Irap. Duro il commento di Renato Brunetta ma un commento altrettanto duro all'indirizzo del premier arriva dall'interno del Pd da Stefano Fassina secondo il quale il Def ''va nella direzione sbagliata''. Renzi ironizza: ''non dirò mai più Fassina chi, lo sa. Ha già funzionato una volta''. E molto critico appare anche l'ex ministro Giulio Tremonti nonostante la 'pubblicità' al suo libro (Renzi lo ha comprato lunedì): ''i soldi promessi sono strutturali, le entrate non lo sono''. E poi al premier: ''il mio libro? lo legga tutto''.

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