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Berlusconi al Colle: 'Riforme sì, ma chiedo garanzie'

Ex premier al Colle per illustrare posizione Forza Italia su attuale momento politico

Non voglio più intermediari. Vado io a parlare. E' pomeriggio quando Silvio Berlusconi si presenta da Giorgio Napolitano al Quirinale per un faccia a faccia chiesto dal Cavaliere in un momento particolare della sua vita politica e personale. La trattativa sulle riforme che non va nel verso giusto, ma soprattutto- si sottolinea in ambienti di Forza Italia - l'arrivo del 10 aprile giorno in cui il tribunale di Milano deciderà se mandare l'ex premier agli arresti domiciliari oppure ai servizi sociali.

Un faccia a faccia, quello tra l'ex capo del governo ed il presidente della Repubblica, che arriva dopo mesi di rapporti tesi e duri affondi lanciati dall'ex premier contro il Capo dello Stato che, a suo dire, sarebbe stato parte in causa di quel complotto politico-giudiziario che lo vuole eliminare dalla scena. Il colloquio si è aperto con Berlusconi che ha subito rassicurato il Quirinale della volontà di non far mancare il sostegno di Forza Italia al percorso di riforme in discussione al Senato: Ho siglato un patto con Renzi - avrebbe sottolineato il Cavaliere - ed io non tradisco mai gli accordi presi.

Certo Berlusconi ha fatto presente le difficoltà del suo partito a sostenere un'intesa che da più parti vuole essere stravolta ma conferma l'intenzione che da parte degli azzurri non ci saranno barricate. Impossibile però non toccare il capitolo giustizia soprattutto a meno di dieci giorni dalla sentenza dei giudici milanesi. Berlusconi avrebbe esposto la situazione al Capo dello Stato: Il mio partito garantisce il sostegno alle riforme, che sono il caposaldo di questa legislatura e sono necessarie per il Paese. Io però - è stato il ragionamento - diventerò un leader azzoppato che non può nemmeno dare una mano al suo partito in campagna elettorale. Da qui la reiterata richiesta di garanzie probabilmente non senza fare un ragionamento - non si esclude tra gli azzurri - sulle possibilità di riceve la grazia o di avere l'indulto dal Parlamento. Anche tramite una moral suasion sul presidente del Consiglio. Insomma una lunga spiegazione della situazione e di ciò che potrà avvenire dopo il 10 aprile che Napolitano ha ascoltato. Il Quirinale sottolinea che il colloquio è stato chiesto dal leader di Fi.

D'altra parte, si ricorda in ambienti parlamentari, Berlusconi era già salito al Colle lo scorso 15 febbraio per le consultazioni sul nuovo governo. Ed e' ovvio che il capo di un partito importante, con numeri importanti, venga ricevuto, se lo chiede, al Colle. Ma sono noti anche i suoi problemi, si ragiona ancora, di cui molto probabilmente ha parlato con il presidente della Repubblica. Che Berlusconi sia preoccupato e che chieda garanzie non è una novità. Oltre all'umiliazione di dover andare ai servizi sociali - Berlusconi non fa altro che ripeterlo ai suoi interlocutori - il pensiero corre alla campagna elettorale per le elezioni europee che si apre il prossimo 5 aprile ufficialmente. Si tratta della prima volta che Berlusconi non sarà presente in prima persona a manifestazioni ed eventi pubblici. Il suo nome sarà nel simbolo ma non nelle schede elettorali, un motivo che potrebbe portare ad un drastico calo di consensi. I sondaggi ufficiali attestano Fi al terzo posto, scavalcata dal movimento 5 stelle.

Le tabelle riservate che circolano a palazzo Grazioli sono drammatiche perchè danno Forza Italia intorno al 15%. Preoccupato il Cavaliere così come il resto del partito consapevole delle tante incognite che porterà la sentenza del 10 aprile anche sulla gestione di Forza Italia. Di liste europee se ne discute a palazzo Grazioli con lo stato maggiore di Fi. L'obiettivo è di farle in più possibile competitive per tentare di evitare il tracollo di voti. Ed in questo senso che sarebbe tornata a circolare l'idea di candidare uno dei figli. In pole resta sempre Barbara (che non ha nascosto l'interesse per la politica). La diretta interessata anche oggi ha glissato la domanda facendo però intuire che il suo non è un niet.

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