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Shock per foto centro detenzione clandestini

Immagini diffuse dal giudice in una class action

(di Valeria Robecco)

Decine di uomini ammassati sul pavimento e avvolti in coperte termiche per difendersi dal freddo, una mamma che cambia il pannolino al figlio sul cemento, un individuo che dorme appoggiato ad un orinatoio: è questo che mostrano le immagini shock scattate nel 2015 in un centro di detenzione in Arizona, dove la polizia di frontiera rinchiude i clandestini che tentano di entrare negli Stati Uniti dal Messico. A diffondere le istantanee, ricavate dai video delle telecamere di sorveglianza, e' stato un giudice nell'ambito di una class action presentata da alcune associazioni per i diritti civili alla Federal District Court di Tucson.

Nella causa si accusano le autorità di aver rinchiuso i clandestini che varcano il confine in celle sporche, affollate e gelide, tanto che le chiamano "hieleras", ghiacciaie, in spagnolo. I legali dei migranti hanno studiato migliaia di ore di filmati catturando immagini che mostrano le condizioni tremende in cui vengono detenuti: l'unico riparo dal freddo e' costituito da coperte termiche di emergenza, le persone dormono ammassate l'una all'altra sul cemento oppure appoggiate al muro, poichè non ci sono letti ne' brandine a disposizione, e bevono acqua potabile da brocche comuni. L'agenzia United States Customs and Border Protection ha però respinto le accuse, affermando che le "condizioni di detenzione devono essere considerate nel loro insieme", e negando che le stanze siano fredde o sporche. "La spazzatura a volte si accumula, ma solo per un breve periodo di tempo - ha precisato - Le prove mostrano chiaramente che le strutture del Tucson Sector Border Patrol non violano i diritti costituzionali dei detenuti".

Una conclusione non condivisa dagli esperti consultati dai legali degli immigrati: "Le pessime condizioni per la salute e l'igiene in cui le persone si trovano costituiscono per loro un rischio ingiustificabile", ha spiegato l'igienista forense Robert W. Powitz. Mentre Eldon Vail, ex capo del Department of Corrections dello stato di Washington, ha detto che i clandestini sono in condizioni "pericolose, contrarie agli standard e alla prassi consolidata del settore". A conferma, anche un manuale della polizia di frontiera presentato come prova al processo, nel quale si definiscono le stanze 'celle a breve termine', dove gli individui "non dovrebbero essere costretti a dormire, ne' essere trattenuti per piu' di dodici ore". L'80% dei clandestini detenuti dall'1 settembre 2014 al 31 agosto 2015 nei centri in Texas e Arizona, invece, vi sono rimasti per almeno ventiquattr'ore.

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