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Trump grazia amici e alleati, polemiche in Usa

Trump grazia amici e alleati, polemiche in Usa

Perdonati anche quattro mercenari autori di una strage a Baghdad

WASHINGTON, 24 dicembre 2020, 09:40

Redazione ANSA

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Donald Trump © ANSA/EPA

Donald Trump © ANSA/EPA
Donald Trump © ANSA/EPA

Donald Trump, per la prima volta da dopo le elezioni, lascia la Casa Bianca per più giorni e vola nella sua residenza di Mar-a-Lago per le festività di fine anno. Non senza sferrare gli ultimi di una lunga serie di colpi tesi a creare caos prima dell'arrivo di Joe Biden alla Casa Bianca. Così pone il veto sulla legge alla difesa varata a larga maggioranza da Camera e Senato e minaccia di metterlo sul piano di stimoli all'economia frutto di un accordo tra repubblicani e democratici. Una doppia sfida al Congresso ma anche al suo partito che accusa di non sostenerlo a sufficienza nella sua battaglia per ribaltare l'esito delle elezioni.

Non solo: il perdono di Trump è andato anche a quattro mercenari della società Blackwater accusati di crimini di guerra in Iraq, responsabili nel 2007 della strage di piazza Nisour a Baghdad in cui furono uccisi 17 civili, tra cui due bambini di 8 e 11 anni. Un episodio che provocò un'ondata di sdegno nella comunità internazionale.

L'ondata di provvedimenti - spiegano gli esperti - riguarda molti casi che non incontrerebbero gli standard necessari per essere presi in considerazione, con Trump che avrebbe deciso di procedere bypassando il consueto processo di revisione da parte del Dipartimento di giustizia. Insomma, ancora una volta un uso del potere di grazia da parte del presidente americano uscente che i detrattori considerano spregiudicato e prevalentemente mirato a soddisfare propositi personali e politici. Basti pensare, come ricorda il New York Times, che su 45 provvedimenti di concessione della grazia o di commutazione della pena varati da Trump dall'inizio del suo mandato, ben l'88% è andato a beneficio di persone legate al presidente e impegnate nella promozione della sua agenda politica.

Lo dimostra anche l'identikit di molti dei personaggi graziati in queste ore. George Papadopoulos è l'ex consigliere di politica estera della campagna elettorale di Trump nel 2016, condannato in seguito alle indagini del procuratore speciale sul Russiagate Robert Mueller, così come un legale legato al tycoon, Alex van der Zwaan. Ci sono poi i tre ex parlamentari sostenitori di Trump, Duncan Hunter, Chris Collins e Steve Stockman, condannati a pene pesanti per reati che vanno dall'uso improprio di fondi della campagna elettorale a false dichiarazioni all'Fbi, passando per la frode finanziaria e il riciclaggio di denaro. Nel caso dei militari contrattisti della Blackwater, poi, i commentatori americani ricordano anche come l'ex responsabile della società è Erik Prince, il miliardario amico del presidente e, tra l'altro, marito della ministra dell'Istruzione dell'amministrazione Trump, Betsy DeVos.

I ben informati sostengono che questa nuova gigante ondata di provvedimenti non sia l'ultima che The Donald ha in mente da qui al 20 gennaio, quando volente o nolente dovrà lasciare il passo a Joe Biden. Senza contare l'ipotesi più clamorosa riecheggiata più volte tra le mura dello Studio Ovale: quella della grazia preventiva per i figli maggiori del presidente - Donald Jr, Eric e Ivanka - per proteggerli, almeno in parte, da futuri guai giudiziari. Così come il suo avvocato personale e amico Rudy Giuliani. Con Trump che potrebbe arrivare a graziare persino sé stesso.

Nel frattempo nelle ultime ore dalla Casa Bianca è anche partita una sfida al Congresso, con Trump che in un video postato su Twitter ha definito "una vergogna" l'accordo raggiunto sul piano di stimoli all'economia da 900 miliardi di dollari, soprattutto per quell'assegno da 600 dollari promesso agli americani, che lui vorrebbe portare ad almeno a 2.000 dollari. "Se così non sarà - ha detto minacciando il suo veto - della questione se ne occuperà il prossimo presidente... che poi potrei essere io". 

Inoltre Trump sfida ancora il Congresso e pone il veto sulla legge sulla difesa approvata da una vasta maggioranza da Camera e Senato. Ora la stessa maggioranza potrebbe respingere il veto del presidente. Il maxi provvedimento prevede una spesa di 740 miliardi di dollari. Trump aveva chiesto invano di inserire l'abolizione dell'immunita' per i social media e l'abolizione della norma che permette di cambiare i nomi delle basi militari intestate a personaggi confederati.
   

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