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Epstein, guardie che vigilavano si sono addormentate

Epstein, guardie che vigilavano si sono addormentate

Hanno poi falsificato il rapporto per nascondere l'errore

14 agosto 2019, 14:33

Redazione ANSA

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Jeffrey Epstein © ANSA/AP

Jeffrey Epstein © ANSA/AP
Jeffrey Epstein © ANSA/AP

 Le due guardie carcerarie che avrebbero dovuto vigilare su Jeffrey Epstein la notte prima del suicidio si sono addormentate lasciando la cella del finanziere senza controlli per almeno tre ore. Gli agenti avrebbero poi falsificato il rapporto per nascondere il loro errore. Lo riporta il New York Times citando fonti investigative dopo che due agenti della prigione federale di Manhattan sono stati rimossi e messi in aspettativa.

"Sapesse quanto materiale scottante ho su molti potenti...". A parlare, esattamente un anno fa, era Jeffrey Epstein, in un lungo colloquio con James Stewart del New York Times. Travolto dalle accuse di abusi su minori e di sfruttamento della prostituzione minorile, non nascondeva di avere informazioni imbarazzanti e compromettenti sulle inclinazioni sessuali e sull'uso di droghe da parte di personalità della politica, dello spettacolo, della moda, della finanza. Insomma di tutto quel mondo che - tra New York, Hollywood, Palm Beach, passando per Parigi e le Isole Vergini - ruotava attorno ai mega party e ai festini che il finanziere suicida organizzava nelle sue lussuose dimore. E ora che il controverso miliardario si è tolto la vita sono ancora in molti a tremare, forse ancor più di prima. Perchè al vaglio degli investigatori e degli inquirenti è tornato quel "black book" di Epstein che più che una rubrica di contatti assume le inquietanti sembianze di una vera e propria lista nera. Lista già pubblicata nel 2015 e rubata dalla casa del finanziere da un dipendente che tentò invano di venderla. Dentro - secondo quanto riporta il New York Magazine - c'e' di tutto, centinaia e centinaia di nomi tra quelli delle vittime degli abusi sessuali e quelli dei contatti di lavoro e social. Così come pieno zeppo di nomi noti e del jet set è il registro di volo dell'aereo privato di Epstein, quel "Lolita Express" su cui portava i suoi amici nell'isola privata dei Caraibi. Quella "Isle of Sin", isola del peccato, dove nelle ultime ore è scattato un raid dell'Fbi per cercare di scovare tracce di ciò che accadeva veramente, elementi da trasformare in eventuali prove nel corso del'indagine. L'elenco dei nomi venuto alla luce è interminabile, e dimostra quanto fitta, trasversale e bipartisan fosse la rete del miliardario newyorchese. Una rete che probabilmente gli ha permesso di sopravvivere per decenni ad accuse pesantissime come nulla fosse, nella più piena impunità e mantenendo alta la propria credibilità. Ci sono numeri, domicili e indirizzi email di personaggi del mondo del cinema e dello spettacolo come Woody Allen, Kevin Spacey, Bill Cosby, tutti travolti da scandali sessuali. Ci sono quelli di star della musica come Mick Jagger e di figure legate alla monarchia britannica come il principe Andrea d'Inghilterra, amico personale di Epstein, e della sua ex moglie Sarah Ferguson, a cui il finanziere americano avrebbe prestato 18 mila dollari per estinguere un debito. C'e' persino Charles Spencer, il fratello di Lady Diana, scovato tra i nomi del registro di volo. E poi ancora personalità del calibro di Tony Blair, , Michael Bloomberg, Richard Branson, Rupert Murdoch, persino Henry Kissinger e Ted Kennedy. C'è chiaramente Bill Clinton, che più volte avrebbe volato sul Boeing di Epstein per recarsi ai Caraibi: un aspetto sul quale Donald Trump ha chiesto venga fatta chiarezza, come sull'intera vicenda della morte del finanziere. Il presidente nei giorni scorsi ha strizzato l'occhio alle varie teorie complottiste secondo cui dietro al suicidio di Epstein ci sarebbero addirittura i Clinton. Ma nel black book naturalmente c'è anche Trump e una serie di personaggi a lui molto legati: da Steve Bannon al miliardario Tom Barrack. Proprio Trump, Barrack ed Epstein nel jet set degli anni '80 e '90 venivano chiamati "i tre moschettieri", anche se oggi tutti prendono le distanze dal finanziere suicida. Non mancano infine i nomi italiani, come quello del guru della ristorazione Giuseppe Cipriani, il fondatore dell'Harry's Bar morto nel 1980 e i cui locali - hanno scritto in molti - venivano considerati "terreno di caccia" da Henry Weinstein. C'e' il finanziere Andrea Bonomi, coinvolto nello scandalo dei Panama Papers, e quel Flavio Briatore che insieme all'allora fidanzata Naomi Campbell fu fotografato vicino ad Epstein e alla sua inseparabile Ghislaine Maxwell in occasione di un party a Saint Tropez, organizzato nel 2002 per celebrare il compleanno della top model. Negli scatti compare anche Virginia Roberts, la principale accusatrice di Epstein che denuncia di essere stata trasformata in vera e propria schiava del sesso quando era ancora minorenne. Due i punti in comune tra Briatore e il finanziere americano: l'amicizia con Trump e la frequentazione delle Isole Vergini.

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