Sono passati vent'anni da quando
Matthew Shepard venne brutalmente ucciso perché era omosessuale,
e oggi finalmente avrà una degna sepoltura. I resti del ragazzo,
che avrebbe 41 anni, saranno tumulati nella National Cathedral
di Washington insieme a quelli di altre 200 persone, tra cui il
presidente Woodrow Wilson e l'attivista Helen Keller. Shepard è
diventato un simbolo delle violenze e le discriminazioni contro
la comunità Lgbt e la sua morte, nel 1998, segnò una svolta nel
Paese sul fronte dei diritti di gay e lesbiche. Matthew, allora
21enne, si era trasferito da poco a Laramie, in Wyoming, da
Casper, per studiare all'università. Nella notte tra il 6 e il 7
ottobre il giovane incontrò in un bar Aaron James McKinney e
Russell Arthur Henderson: secondo McKinney il ragazzo chiese
loro un passaggio a casa, e poi fu derubato, picchiato
selvaggiamente e legato a una staccionata. Morì cinque giorni
dopo a causa delle ferite subite, e durante il processo gli
imputati ammisero di averlo torturato perché gay.
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