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Trump all'Onu, se la Corea del Nord attacca l'unica scelta è distruggerla

"Rocket man è in una missione suicida per se stesso e per il suo regime", ha anche detto il tycoon

Se gli Stati Uniti saranno costretti a difendersi dalla Corea del Nord "la distruggeranno completamente". Dalla tribuna dell'Assemblea generale delle Nazioni Unite, Donald Trump si rivolge al mondo intero usando le parole più dure per denunciare la minaccia del regime di Pyongyang. Un regime che definisce "suicida", ridicolizzando il suo leader Kim che chiama 'Rocket Man', l'uomo missile.

Ma nell'attesissimo intervento durato poco meno di 45 minuti, l'affondo del presidente americano è a tutto campo, e travolge tutti quei governi che - dall'Iran al Venezuela, passando per Cuba - mettono a suo avviso in grande pericolo la comunità internazionale. Li chiama anche "il male" contro cui bisogna combattere, in una sala che gli regala pochi applausi e nella quale, in alcuni momenti, cala il gelo. Del resto chi aspettava toni più concilianti si è dovuto subito ricredere.

Nel testo scritto dal suo fedelissimo consigliere e stratega Stephen Milller, Trump rispolvera l'antica definizione di "Stati canaglia", definisce l'accordo con l'Iran "imbarazzante" e il regime di Maduro "inaccettabile". Alla sua prima assoluta al Palazzo di Vetro di New York il tycoon mette poi subito in chiaro che l'aria è cambiata. Alla Casa Bianca non c'è più Barack Obama, e la nuova dottrina è quella dell'America First.

Lui - promette davanti ai potenti del mondo - la porterà avanti senza tentennamenti. "Metterò sempre l'America al primo posto e difenderò sempre gli interessi americani".

"Lavoreremo sempre con gli alleati - cerca di rassicurare - ma non si potrà più approfittare di noi": dai trattati commerciali all'accordo di Parigi sul clima, passando per il contributo Usa alle principali organizzazioni internazionali, Onu compresa. Tutte situazioni in cui il tycoon denuncia condizioni ingiuste e sfavorevoli per gli Stati Uniti. Condizioni che devono cambiare, altrimenti gli Usa andranno avanti da soli. Così l'assemblea generale dell'Onu si trasforma in un'arena in cui mai come in questa occasione si confrontano a muso duro due visioni contrapposte: una fortemente nazionalista, protezionista, isolazionista, l'altra globalista e ispirata al principio del multilateralismo.

Lo scontro con Emmanuel Macron è durissimo: "I muri non ci proteggono", attacca il presidente francese, che raccoglie quell'ovazione negata all'inquilino della Casa Bianca. "E' falso pensare che i Paesi siano più forti quando sono da soli", ha incalzato Macron, definendo anche "un grave errore" rigettare l'accordo sull'Iran senza avere una ricetta alternativa. E un grande sbaglio contrastare un accordo sul clima che, ha assicurato il presidente francese, "non sarà mai rinegoziato". Trump se ne faccia una ragione: "La porta per gli Usa resterà sempre aperta ma noi andiamo avanti". Ma un grande estimatore Trump lo ha trovato ancora una volta nel premier israeliano Benyamin Netanyahu, che ha definito il discorso del tycoon "il più coraggioso e il più netto ascoltato in 30 anni di Nazioni Unite": "Ha detto la verità sulle minacce che incombono sul mondo e ha lanciato un appello ad affrontarle con forza per garantire il futuro dell'umanità". Parole ben diverse da quelle che Bibi riservò in più riprese al mai amato Barack Obama.

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