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Jodie Foster manifesta a Los Angeles, bisogna lottare

Michael J. Fox, 'aiutiamo chi vuole entrare negli Usa'

Jodie Foster contro Donald Trump. L'attrice e regista ha organizzato insieme con Michael J. Fox una manifestazione contro il presidente americano a Los Angeles a poche ore dalla notte degli Oscar. Lo riporta la Bbc. "Noi siamo quelli fortunati e dobbiamo condividere la nostra fortuna con i profughi che provano a entrare negli Stati Uniti", ha urlato dal palco il protagonista di 'Ritorno al Futuro' il cui nome si aggiunge ad una lunga lista di star di Hollywood anti-Trump. Foster, vincitrice di due premi Oscar, parla raramente in pubblico ma "adesso è arrivato il momento di farsi sentire". "Questo è un anno molto diverso da quelli passati. E' arrivato il momento di scendere in campo e lottare", ha dichiarato la protagonista del 'Silenzio degli Innocenti'. Durante la manifestazione è stato mostrato un video messaggio del regista iraniano candidato all'Oscar Asghar Farhadi, che non parteciperà alla serata per protestare contro il bando di Trump nei confronti dei cittadini dei sette paesi musulmani. Il presidente degli Stati Uniti risponde minacciando una contromanifestazione. "Forse i milioni di persone che mi hanno votato per 'Rendere l'America di nuovo grande' dovrebbero fare la loro protesta. Sarebbe la più grande di tutte!", scrive su twitter.

Prosegue intanto l'alta tensione tra Trump e la stampa e i media "disonesti", alcuni dei quali oggi sono stati esclusi per la prima volta da un briefing della Casa Bianca, trasformato improvvisamente in un 'gaggle', una conversazione più ristretta a porte chiuse e a telecamere spente: la lista nera comprende la Cnn, il New York Times, Politico e il Los Angeles Times. In segno di solidarietà i corrispondenti di altre testate - come l'Ap e Time Magazine - hanno deciso di boicottarlo. Presenti invece i media conservatori come Breitbart News, Washington Times, One America News Network, come pure Abc, Cbs, Wsj, Bloomberg e Fox News. Immediata la reazione del presidente dell'associazione dei corrispondenti della Casa Bianca, Jeff Mason, che ha annunciato una "dura protesta" per una mossa definita inusuale e senza precedenti. Sulla stessa lunghezza d'onda Dean Baquet, direttore esecutivo del Nyt: "nulla del genere è mai successo alla Casa Bianca nella nostra lunga storia della copertura di più amministrazioni di partiti diversi". Dura anche la Cnn: "uno sviluppo inaccettabile da parte della Casa Bianca di Trump. Apparentemente è un modo di vendicarsi quando le tue notizie non piacciono. Continueremo a riportare notizie in ogni caso". Lo strappo si è consumato poche ore dopo che Trump aveva lanciato una requisitoria contro i media "disonesti", che usando fonti anonime alimentano le 'fake news', vere "nemiche del popolo". Per l'ennesima offensiva il tycoon sceglie la Conservative Political Action Conference (Cpac), il più grande raduno annuale degli attivisti conservatori. L'accoglienza è a colpi di ovazioni e cori "Usa, Usa", mentre l'amministrazione annuncia una stretta sulla marijuana a scopi ricreativi e una riapertura all'uso delle carceri private. "C'e' voluto tempo, ma finalmente avete un presidente", esordisce il tycoon, prendendosi la sua rivincita su una platea che lo scorso anno lo aveva snobbato e dove il consenso non andava oltre il 15% durante le primarie, quando era visto come un improbabile eroe della causa conservatrice. Ma Trump sembra aver fatto il miracolo di cementare l'establishment del partito e il movimento conservatore, come suggellato dalla idilliaca intervista comune del capo dello staff della Casa Bianca Reince Preibus e dal chief strategist Steven Bannon durante la convention Cpac. Trump si lancia in un discorso dai toni ancora elettorali per scaldare un'audience ben disposta a vederlo come artefice di politiche conservatrici, al di la' del suo opportunismo. "Costruiremo il muro col Messico, e lo faremo prima del previsto", afferma promettendo una accelerazione. "È ora di agire e di prendere azioni forti per proteggere i nostri confini, prosegue. "Ora stiamo buttando fuori i cattivi", aggiunge riferendosi alla stretta sull'immigrazione e ai raid contro gli irregolari. "Cancelleremo e rimpiazzeremo l'Obamacare", incalza. "Avremo il più grande esercito della storia americana", garantisce, dopo aver rilanciato la corsa agli armamenti nucleari che preoccupa Mosca. E nei prossimi giorni arriveranno azioni contro il terrorismo islamico radicale, annuncia, evocando il piano anti Isis che aveva chiesto ai suoi generali entro fine febbraio. Ma la parte iniziale del suo discorso è un altro pesante attacco ai media. Non a tutti, ma a quelli che hanno editori e giornalisti "disonesti" e che alimentano le fake news con l'uso di fonti anonime cui ha chiesto di mettere fine. E' proprio da fonti anonime che arrivano le fughe di notizie per lui più imbarazzanti, come i contatti tra il suo entourage e l'intelligence russa durante la campagna elettorale. La Casa Bianca, tramite Preibus, ha chiesto all'Fbi di smentire pubblicamente queste indiscrezioni, dopo che la stessa Agenzia le avrebbe definite "non accurate" con esponenti dell' amministrazione. Ma il Federal bureau of investigation si sarebbe rifiutato di farlo. Una vicenda che ha sollevato le proteste dei democratici, secondo cui la Casa Bianca avrebbe eluso le restrizioni sui contatti con l'Fbi sulle inchieste pendenti. Ma la Casa Bianca, tramite il suo portavoce Sean Spicer, ha rincarato la dose contro i media, in particolare contro la Cnn, e ha difeso la volontà di veder riportate le cose correttamente, prima di escludere dal briefing una serie di giornalisti. E puntuale via Twitter è arrivato anche l'attacco di Trump: "L'Fbi è totalmente incapace di fermare gli autori delle fughe di notizie riguardanti la sicurezza nazionale che hanno permeato a lungo il nostro governo. Non riescono a trovarli neppure all'interno della stessa Fbi. Ai media sono date informazioni classificate che potrebbero avere un effetto devastante sugli Usa. Trovarli ora".

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