Se hai scelto di non accettare i cookie di profilazione e tracciamento, puoi aderire all’abbonamento "Consentless" a un costo molto accessibile, oppure scegliere un altro abbonamento per accedere ad ANSA.it.

Ti invitiamo a leggere le Condizioni Generali di Servizio, la Cookie Policy e l'Informativa Privacy.

Puoi leggere tutti i titoli di ANSA.it
e 10 contenuti ogni 30 giorni
a €16,99/anno

  • Servizio equivalente a quello accessibile prestando il consenso ai cookie di profilazione pubblicitaria e tracciamento
  • Durata annuale (senza rinnovo automatico)
  • Un pop-up ti avvertirà che hai raggiunto i contenuti consentiti in 30 giorni (potrai continuare a vedere tutti i titoli del sito, ma per aprire altri contenuti dovrai attendere il successivo periodo di 30 giorni)
  • Pubblicità presente ma non profilata o gestibile mediante il pannello delle preferenze
  • Iscrizione alle Newsletter tematiche curate dalle redazioni ANSA.


Per accedere senza limiti a tutti i contenuti di ANSA.it

Scegli il piano di abbonamento più adatto alle tue esigenze.

Rohani, il moderato che ha fatto l'accordo

Rohani, il moderato che ha fatto l'accordo

Sul nucleare la sua vittoria, ora deve mantenere altre promesse

TEHERAN, 11 novembre 2015, 15:43

Luciana Borsatti

ANSACheck

Hassan Rouhani - RIPRODUZIONE RISERVATA

Hassan Rouhani - RIPRODUZIONE RISERVATA
Hassan Rouhani - RIPRODUZIONE RISERVATA

Arriva in Italia il 14 novembre, in presidente Hassan Rohani, con in tasca il più importante risultato del suo governo - l'accordo sul nucleare del 14 luglio e la promessa riapertura dell'Iran al mondo - insieme ad una dote di affari miliardari per gli imprenditori italiani ed europei.

Nato nel 1948, studi avanzati in legge e teologia, una carriere politica iniziata in Parlamento, Rohani era stato eletto il 13 giugno 2013 con tutte le credenziali di un protagonista della rivoluzione islamica e di un esponente del sistema, ma anche con un volto di un conservatore moderato. Ad appoggiarlo un abile e pragmatico politico di lungo corso come l'ex presidente Akbar Hashemi Rafsanjani, ma anche i riformisti marginalizzati dalla repressione del movimento Verde del 2009, contro il contestato esito del voto a favore del suo predecessore Mahmoud Ahmadinejad.

Le parole d'ordine della sua campagna elettorale erano state 'speranza' e 'moderazione', e il simbolo la chiave, che avrebbe aperto le porte della soluzione dei problemi del Paese. Da allora gli ultraconservatori e gli uomini di Ahmadinejad non hanno perso occasione per ostacolarlo, dai tentativi di apertura sul fronte sociale e delle politiche culturali alle mozioni di sfiducia ad alcuni suoi ministri, fino alla grande scommessa dei negoziati sul nucleare, ammessi dalla Guida suprema Ali Khamenei ma condotti sotto il suo occhio molto vigile. Una partita ora definitivamente chiusa anche sul fronte del dibattito interno, ma su cui tuttora restano i malumori dei suoi rivali, incoraggiati dalle rigide condizioni imposte da Khamenei per l'attuazione dell'intesa e anche dalle sue conferme che l'anti americanismo non è finito. Mentre qualcuno legge in una recente ondata di arresti arresti fra giornalisti e presunti agenti di un piano di infiltrazione Usa i segnali di una non facile campagna elettorale per le legislative del 26 febbraio, la prossima prova per Rohani.

Una prova cui arriverà forte dell'accordo di Vienna e ancora con il sostegno dei riformisti, ma con un elettorato che in questi due anni ha anche conosciuto molte delusioni.

Ancora deluse per esempie le attese sulla liberazione degli ex candidati alla presidenza del 2009 Mussavi e Kharrubi, da allora agli arresti domiciliari, sebbene Rohani abbia chiesto più volte di avere ancora fiducia e pazienza. Deluse anche le donne che nei mesi scorsi avevano sperato di entrare negli stadi almeno per gli incontri di pallavolo maschile, ma cuo il suo governo ha dovuto fare un passo indietro. Preoccupati i giornalisti che contano ancora troppi colleghi in carcere, nonostante le parole a favore della libertà di stampa pronunciate anche di recente da Rohani chiamando in causa anche le responsabilità della magistratura. Critici gli attivisti per i diritti umani, che denunciano un preoccupante aumento delle impiccaggioni durante il suo mandato.

Ma con l'accordo Rohani ha comunque saputo tenere viva la speranza di cambiamento e porre le basi per mantenere le sue promesse in campo economico. Dalla crescita in negativo degli ultimi anni di Ahmadinejad, ha ricordato, si è saliti ad un +3% nell'ultimo anno persiano, mente l'inflazione è scesa in questi due anni dal 40 al 15% e Rohani promette che scenderà ancora.

E' dunque anche sulla effettiva rimozione delle sanzioni e sul rilanci reale dell'economia che ora si giocherà il suo futuro.

Riproduzione riservata © Copyright ANSA

Da non perdere

Condividi

O utilizza