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Curdi contrattaccano a Kobane, la Turchia nega le basi

Tre attentati fanno strage a Baghdad

Almeno 30 persone sono state uccise e oltre 60 ferite in tre attentati esplosivi, con autobomba, avvenuti lunedì a Baghdad in quartieri abitati da maggioranza sciita. Lo rendono noto fonti della sicurezza. Un'autobomba è esplosa sulla Piazza Aden, uccidendo 22 persone e ferendone 41, un'altra nel sobborgo di Sadr City, provocando la morte di 8 persone e il ferimento di 25 mentre ed una terza nel distretto di Habibiya. In quest'ultimo episodio ancora non csi conosce il numero delle vittime.

Nelle ultime 36 ore sono stati 23 i raid aerei Usa contro l'Isis in Siria. In particolare, informa lo Us Central Command (Centcom), gli Usa hanno lanciato 8 attacchi con gli alleati dell'Arabia Saudita, di cui 7 nell'area della citta' di Kobane, al confine con la Turchia, e un nei pressi di Raqqa, la principale roccaforte dello stato islamico

I miliziani dello Stato islamico (Isis) hanno preso oggi il pieno controllo della regione di Hit, nella provincia di Al Anbar, 150 chilometri a ovest di Baghdad. Lo riferisce la televisione panaraba Al Jazira. L'esercito iracheno, ha detto il corrispondente da Baghdad, ha affermato di avere eseguito una "ritirata strategica", lasciano Hit nelle mani dell'Isis, due settimane dopo l'inizio di un'offensiva jihadista nella regione. 

I miliziani curdi che difendono la citta' di Kobane, nel nord della Siria, hanno lanciato oggi un contrattacco contro le forze dell'Isis, riconquistando alcune posizioni grazie al sostegno aereo della Coalizione internazionale guidata dagli Usa che ha effettuato cinque raid aerei. Lo riferisce l'ong Osservatorio nazionale per i diritti umani (Ondus). In particolare, le forze curde hanno ripreso il
controllo di due postazioni nel sud della citta' uccidendo 13 jihadisti e sono avanzate anche nel settore est. 

La Turchia ha negato di aver concesso agli Stati Uniti l'uso delle sue basi aeree, così come aveva riferito una fonte della difesa Usa. Non abbiamo concluso "nessun nuovo accordo", fanno sapere da Ankara. Gli aerei Usa operano già dalla base di Incirlik, ma i raid contro i miliziani dello stato islamico sono partiti da basi aeree di Emirati, Kuwait e Qatar.

Lo Stato islamico ha inviato un nuovo messaggio del britannico John Cantlie, che il gruppo tiene in ostaggio da quasi due anni: i jihadisti dell'Isis, afferma Cantlie, hanno una grande esperienza di guerra, hanno combattuto gli americani in Iraq per anni, e quindi, chiunque speri di riuscire a sconfiggerli con "una operazione chirurgica, una breve, pulita operazione senza sporcarsi le mani avrà una sorpresa orribile".

Nella propaganda dell'Isis sono entrati anche Piazza San Pietro e l'uccellino blu di Twitter nel mirino dell'Isis. Mentre i miliziani sul terreno assediano Kobane e minacciano anche Baghdad, la propaganda jihadista continua a lavorare a pieno regime, scagliandosi contro i "crociati" e i simboli dell'odiato Occidente. La bandiera dell'Isis che sventola sull'obelisco di piazza San Pietro è l'ultima provocazione dello Stato islamico tramite la sua rivista online "Dabiq". Sulla copertina dell'ultimo numero - diffusa dal Site - campeggia la bandiera nera e il titolo "Crociata fallita", evidentemente con riferimento ai raid della coalizione a guida Usa contro l'Isis.

Non è la prima volta che il Califfo attacca simbolicamente il centro della cristianità. In un recente messaggio dello Stato islamico, il 22 settembre, il portavoce dello Stato islamico Abu Muhammad al Adnani minacciava di "conquistare Roma e spezzare le croci con il permesso di Allah". Roma di solito viene considerata nei messaggi jihadisti più come simbolo dell'Occidente "crociato" che come luogo fisico, ma certo l'allerta resta altissima. Al Baghdadi ha inoltre dichiarato ufficialmente guerra anche a Twitter, affermando che i suoi dirigenti 'devono morire'.

L'ordine è stato impartito, proprio via Twitter, ai 'lupi solitari' negli Usa, i simpatizzanti della causa. L'Isis non ha 'gradito' infatti che gli account che ha imparato a usare per comunicare le sue notizie e per reclutare nuovi combattenti vengano regolarmente chiusi dal colosso di microblogging. Negli ultimi mesi, secondo alcune fonti, sono stati almeno 400 i casi. Il Califfo ha mostrato di essere molto attento agli aspetti dell'immagine e della propaganda, utilizzando in maniera sapiente tutti gli strumenti online creati proprio dall'odiato mondo occidentale. Per questo la chiusura dei suoi account Twitter deve essere combattuta, con le minacce o le vie di fatto.

"Dopo che abbiamo iniziato a sospendere i loro account, alcune persone affiliate all'organizzazione hanno iniziato a usare Twitter per dichiarare che gli impiegati di Twitter e i loro dirigenti dovrebbero essere assassinati", ha rivelato l'amministratore delegato dell'uccellino blu, Dick Costolo. Twitter, ha sottolineato, "è certamente uno strumento per cambiamenti positivi in molti Paesi del mondo", ma ci sono anche persone che lo usano per scopi nefasti, e questo "è contro i nostri termini di servizio e contro la legge in molti Paesi. Quando ce ne accorgiamo, noi chiudiamo i loro account, in maniera molto attiva".

Europa e Stati Uniti d'altra parte stanno cercando una collaborazione con i giganti del web per fronteggiare la minaccia della propaganda jihadista. Nei giorni scorsi a Lussemburgo, i ministri degli Interni della Ue, allarmati anche dal fenomeno dei cosiddetti 'foreign fighters', hanno avuto una riunione con i rappresentanti di Facebook, Twitter, Microsoft e Google nella quale è stato deciso che forze dell'ordine, operatori e società civile partecipino a seminari ed esercitazioni congiunte per mettere a fattor comune le proprie esperienze e cercare di arginare il proselitismo dei terroristi in rete. Ma in un mondo segnato dalle polemiche sul Datagate e le violazioni della privacy degli utenti dei social network da parte dei governi, sarà un dossier da affrontare con i guanti.

 

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