I leader del mondo occidentale radunati attorno a una regina di 93 anni per rendere forse l'ultimo tributo, in piedi e con gli occhi lucidi, ai titani superstiti ormai ultranovantenni del D-Day. Si è chiusa così la visita di Stato nel Regno Unito di Donald Trump, debordante presidente-tycoon che per qualche ora ha dovuto cedere la prima fila del proscenio, ma ha suggellato in gloria una tre giorni da archiviare nella sua ottica sicuramente come un successo: segnato dal tappeto rosso che un governo britannico in piena transizione gli ha concesso aggrappandosi alla sua sponda per il dopo Brexit e ai fasti d'immagine dell'accoglienza in pompa magna del protocollo regale di casa Windsor.
Ben al di là del peso di qualche gaffe da parvenu, delle polemiche di rito, delle intromissioni talora tracotanti e dalle attese proteste dei detrattori (comunque numericamente inferiori alle attese). Una panorama che - dopo i ricevimenti di palazzo e gli incontri politici di Londra - ha trovato il coronamento nella tappa di Portsmouth, uno dei tre porti inglesi da cui il 5 giugno di 75 anni fa prese le mosse l'operazione dello sbarco in Normandia, il più imponente della II guerra mondiale e della storia.
Trump di fronte al mare di Portsmouth ha letto la preghiera scritta per l'occasione dal presidente Franklin Delano Roosevelt. Nel testo si invoca la protezione di "Dio Onnipotente sui nostri figli, orgoglio della nazione, impegnati nella "lotta per preservare la nostra repubblica, la nostra religione, la nostra civiltà e liberare un'umanità sofferente".