Pressing pro Brexit in casa Tory,
pressing anti Brexit nel Labour. L'effetto del risultato del
voto britannico alle Europee, pessimo per i due grandi partiti
tradizionali, è una spinta verso la radicalizzazione delle
posizioni: se fra i conservatori - fagocitati da Nigel Farage -
si rafforzano i sostenitori di un'uscita dall'Ue a qualunque
costo, anche senz'accordo, fra i laburisti - azzoppati
soprattutto dalla concorrenza pro Remain di LibDem e Verdi - si
moltiplicano le voci di chiede al leader Jeremy Corbyn di
smetterla con gli equilibrismi e di schierare decisamente il
partito in favore di una campagna per un secondo referendum.
Non si tratta solo di oppositori interni come il deputato David
Lammy - secondo il quale la leadership del Labour "dovrebbe
vergognarsi" - ma anche di figure del governo ombra: da Keir
Starmer (responsabile proprio del dossier Brexit), a due
fedelissimi di Corbyn come John McDonnell (cancelliere dello
Scacchier onbra) e Diane Abbott (Interni).
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