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Brexit: May offre le dimissioni per ok a suo accordo. Bocciate le 8 proposte parlamentari di piano B

Lo avrebbe fatto, secondo quanto riferisce SkyNews, nella riunione con i Tory nel comitato 1922

La Camera dei Comuni ha bocciato tutte e 8 le proposte parlamentari di piano B sulla Brexit alternative all'accordo di divorzio raggiunto dalla premier Tory Theresa May con l'Ue e poi non ratificato Westminster in due successive occasioni. Ogni singola opzione ha ottenuto più no che sì. Le due più votate sono state quella a favore di un referendum bis, con 268 sì, ma 295 no; e quella del conservatore moderato Kenneth Clarke favorevole all'unione doganale, con 264 sì e 272 no, la più vicina alla maggioranza.

Intanto Theresa May si gioca l'ultima carta per ancorare il suo nome a una pagina di storia e strappare in extremis il via libera all'accordo di divorzio dall'Ue, raggiunto a novembre e bocciato due volte a valanga a Westminster. Dichiarandosi pronta a immolarsi, se non subito entro un paio di mesi. La svolta, largamente preannunciata, è arrivata dalla riunione con i deputati del gruppo Tory radunati nel Comitato 1922, sede di ogni congiura del più vecchio partito britannico.

"Sono pronta a lasciare l'incarico in anticipo pur di assicurare una Brexit ordinata", ha tagliato la testa al toro la premier dopo mesi di cocciuta resistenza all'angolo.

Sul versante europeo il presidente del Consiglio europeo, Donald Tusk, ha affermato che il vertice della scorsa settimana a Bruxelles "non è stato l'ultimo prima delle elezioni europee" ed "è molto probabile" che "ci incontreremo ad aprile per discutere di Brexit" e "sicuramente a Sibiu" in Romania "il 9 maggio per discutere la nostra strategia a lungo termine dell'Ue".

Il governo britannico ha intanto formalmente rigettato la petizione in favore della revoca dell'articolo 50, e quindi della Brexit, che ha si è chiusa con il sostegno record di 5,8 milioni di firme e che sarà discussa (senza voto) lunedì in Parlamento. Un numero "considerevole", ha riconosciuto il ministero per la Brexit, ma che non cancella la volontà maggioritaria pro-Leave espressa nel referendum del 2016 "da 17,4 milioni di elettori", né la "fermezza politica del governo di onorarne" il risultato.

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