Theresa May ha riunito il suo governo per fare il punto sulla Brexit dopo il rinvio concesso dall'Ue aprendo un'altra settimana chiave, ma non necessariamente decisiva, per provare a uscire dallo stallo. La premier, secondo Itv, ha promesso ieri in un vertice informale di partito nella residenza dei Chequers di essere pronta a dimettersi se i ribelli brexiteer appoggeranno finalmente la ratifica dell'intesa di divorzio da lei raggiunta con Bruxelles. I falchi presenti - fra cui Boris Johnson, Dominic Raab, Steve Baker e Jacob Rees-Mogg - sarebbero rimasti tuttavia sulle loro in mancanza di un impegno preciso sulla data del passo indietro.
Al momento non è dunque ancora chiaro se e quando il governo chiederà di rimettere ai voti dei Comuni l'accordo, già bocciato due volte. Mentre la Camera potrebbe provare a sottrarre oggi all'esecutivo il controllo con alcuni emendamenti in agenda per la serata fra cui quello che mira a fissare per mercoledì una serie di "voti indicativi" su proposte alternative.
Intanto, la petizione al Parlamento britannico affinché revochi l'articolo 50, che sancisce il divorzio dall'Ue, ha superato i 5 milioni di firme. Alle 17 di ieri le firme erano più di 5.030.000. Secondo le regole del sito, una petizione che supera le 100.000 firme obbliga il Parlamento a considerare di discutere il tema della richiesta.