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Brexit, Ue chiede chiarezza: 'Gb sarà fuori 1/7 se non organizza elezioni'

La May in pressing sui ribelli

Avvertimento dall'Europa dopo l'ok di Westminster alla richiesta di rinvio della Brexit di tre mesi. "La partecipazione del Regno Unito all'Ue terminerà il primo luglio se il Paese non organizzerà le elezioni europee di maggio". Emerge da una bozza di documento distribuita nel corso della riunione dei 27 ambasciatori dell'Ue per preparare la discussione dei leader al Consiglio europeo del 21 marzo, sulla richiesta di estensione della permanenza del Regno Unito nell'Unione, che si attende arrivi dalla premier britannica Theresa May nei prossimi giorni.

L'estensione della permanenza del Regno Unito nell'Ue - si puntualizza inoltre - può essere concessa più di una volta, poiché l'articolo 50 dei Trattati, che regola l'intero processo di divorzio, oltre a non prevedere limiti di tempo per la proroga, non specifica se possa essere chiesta una sola volta. L'articolo stabilisce solo che l'estensione deve essere concessa all'unanimità dai 27. Emerge dalla riunione dei 27 ambasciatori Ue sulla richiesta di posticipare l'uscita del Regno Unito dall'Unione, attesa nei prossimi giorni da Londra.

Per concedere la proroga nel vertice del 21 e 22 marzo l'Ue pretende in effetti chiarezza da Londra, nella consapevolezza che il groviglio sia tutto interno alla politica del Regno. E la scommessa della premier britannica per riuscire a garantirla si gioca per ora quasi interamente sul pressing in atto sui falchi Tory brexiteer più oltranzisti (quelli dello European Research Group di Jacob Rees-Mogg) e soprattutto sui vitali alleati della destra unionista nordirlandesi del Dup. L'obiettivo è quello di ottenerne il riallineamento in vista del terzo tentativo di ratifica destinato ad affrontare l'aula martedì o mercoledì secondo le intenzioni dell'esecutivo. Un riallineamento tutt'altro che scontato, ma rispetto al quale il ghiaccio forse comincia a rompersi. Una delegazione del Dup, guidata dal capogruppo a Westminster, il signornò Nigel Dodds, ha incontrato nelle ultime ore un drappello di ministri fra cui il cancelliere dello Scacchiere, Philip Hammond, titolare non a caso del Tesoro e della cassa. "Abbiamo avuto una buona discussione, torneremo a vederci, penso che ci sia un rinnovato sforzo del governo per rassicurarci sulle questioni che abbiamo posto", ha detto Dodds all'uscita. Insistendo che il problema resta quello delle garanzie sulla durata non indeterminata del cosiddetto backstop - la clausola di salvaguardia del confine aperto fra Irlanda del Nord e Irlanda imposta dall'Ue, ma temuta dagli unionisti come un potenziale vulnus al legame fra Belfast e Londra -, ma senza negare, in risposta a una domanda specifica, che essendo Hammond responsabile della politica finanziaria e fiscale del Regno si sia parlato pure di garanzie economiche per l'Ulster. Di soldi, insomma, da sommare sul piatto ai contestati stanziamenti extra da oltre un miliardo di sterline scuciti in favore dei voraci alleati protestanti nordirlandesi già quando la coalizione Tory-Dup venne sancita all'indomani delle elezioni del 2017.

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