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Ue lavora al piano sbarchi ma i tempi si allungano

Ue lavora al piano sbarchi ma i tempi si allungano

Riunione a Bruxelles, ma su Diciotti nessuno si espone

BRUXELLES, 24 agosto 2018, 12:30

Redazione ANSA

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Migranti sbarcati in Spagna © ANSA/EPA

Migranti sbarcati in Spagna © ANSA/EPA
Migranti sbarcati in Spagna © ANSA/EPA

(di Patrizia Antonini)

Bruxelles, in difficoltà sul caso Diciotti, cerca soluzioni europee di lungo termine sugli sbarchi ai tavoli tecnici in vista di un autunno complicato.
    A differenza delle due emergenze precedenti, quando la cabina di regia della Commissione europea era riuscita a sbloccare le vicende dell'Aquarius e di Protector-Monte Sperone in due o tre giorni, ora si dilatano i tempi per la nave attraccata nel porto di Catania, con 150 migranti a bordo. I Paesi partner tardano a farsi avanti nel mostrare la loro solidarietà. Ed è quasi assordante il silenzio delle cancellerie europee. Nessuno critica i toni accesi del ministro Salvini. Nessuno tende la mano di fronte all'imperativo umanitario. L'atteggiamento è algido, come se si volesse vedere fino a dove possa arrivare la sfida di Salvini. In questo scenario, il Servizio europeo per l'azione esterna (Seae) e l'esecutivo Juncker tentano di dare una mano a Roma, accelerando sul lavoro tecnico per trovare soluzioni strutturali sugli sbarchi, su un percorso che però è tutto in salita, ed ha tempi lunghi. Quanti e quali siano i nodi, lo ha dimostrato il nuovo, garbato irrigidimento di vari Paesi alla riunione del Comitato politico e di sicurezza (Cops)i, di fronte all'insistenza dell'Italia per ottenere un cambio del piano operativo sugli sbarchi dei migranti soccorsi dalle navi che partecipano alla missione Sophia (che ora arrivano tutte in Italia), entro il 30 agosto. Spagna, Francia, Germania, Irlanda, Olanda e Portogallo, pur mostrando la volontà di avanzare col lavoro, hanno insistito sulla necessità che la questione dei porti di sbarco sia risolta nel contesto del dibattito più ampio sulle conclusioni del Consiglio europeo di fine giugno, con tempi dettati dall'agenda europea, e non da quella italiana.
    Di conseguenza, al meeting è stato criticato anche un contributo, un 'non paper', che il Seae ha fatto circolare, con ipotesi sulle procedure di sbarco, preparato sulla base degli input degli Stati membri - e in particolare dell'Italia, che il documento l'aveva sollecitato già nelle scorse settimane. La discussione riprenderà comunque al Cops del 28 agosto, per poi probabilmente atterrare sul tavolo dei ministri della Difesa e degli Esteri Ue alle riunioni informali, a Vienna, a fine mese.
    Ma il lavoro sugli sbarchi prosegue anche con una riunione informale con gli sherpa di 12 Paesi: Italia, Francia, Germania, Austria, Spagna, Portogallo, Lussemburgo, Olanda, Belgio, Malta e Grecia, e Irlanda, in cerca di soluzioni europee. Al tavolo sono stati chiamati quegli Stati membri che hanno dato sostegno nelle recenti operazioni di ridistribuzione dei migranti, ed i Paesi direttamente colpiti, ma l'incontro è aperto. E il piano sembra ancora tutto di là da venire.
    La discussione sulle piattaforme regionali per gli sbarchi - uno dei pilastri della soluzione strutturale a 28 - è infatti solo all'inizio, dopo l'incontro che si è tenuto a Ginevra a fine luglio. E non sembra esserci grande appetito sul negoziato per la riforma del regolamento di Dublino - altro asse portante - ormai in stallo da oltre due anni e mezzo, nonostante i ripetuti tentativi delle presidenze di turno del Consiglio europeo di arrivare a un accordo.

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