"E' un nuovo giorno, non è vero?".
Con queste parole Tony Blair, il 2 maggio del 1997, diventava a
43 anni il più giovane primo ministro britannico dal 1812 grazie
a un trionfo a valanga nelle elezioni per il rinnovo dei Comuni
che segnavano lo storico ritorno del Labour al potere dopo
l'epoca Thatcher-Major. A distanza di 20 anni esatti da quel
momento di gloria poco resta della controversa eredità blairiana
in un partito profondamente mutato e che si trova ad affrontare
uno dei suoi tornanti più difficili: a picco nei sondaggi e con
un nuovo leader radicale, Jeremy Corbyn, che - inviso
all'establishment e sotto il fuoco 'amico' dell'opposizione
interna - rischia un tracollo nel voto anticipato dell'8 giugno.
Appariva invece luminoso il destino dell'inventore del New
Labour che in quel 1997 portava a Downing Street un programma
liberal-riformatore, un look tutto nuovo, un'oratoria
irresistibile e la promessa di rendere finalmente 'cool' la Gran
Bretagna. Spazzando via il tradizionale grigiore Tory.
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