L'ex deputato russo Denis
Voronenkov, fuggito a Kiev lo scorso ottobre e oggi noto per
essere un critico accanito di Vladimir Putin è rimasto ucciso
nella capitale ucraina nel corso di una sparatoria. Kiev,
per bocca del portavoce del ministero dell'Interno, lega
l'esplosione del deposito di armi nella base di Balakliya
all'uccisione di Voronenkov: una mossa coordinata di Mosca, "che
sta apertamente conducendo contro di noi una guerra ibrida e
strisciante". "Il suo omicidio", ha tuonato il presidente Petro
Poroshenko, "è terrorismo di Stato da parte della Russia". Il
Cremlino, dal canto suo, ha immediatamente definito "assurde" le
accuse e il ministero degli Esteri si è anzi detto "sotto shock"
per la morte. "Kiev deve trovare i colpevoli", ha detto la
portavoce Maria Zakharova, che ha poi sottolineato di non
ritenere comunque "affidabili" le indagini ucraine.
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