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Brexit: Ue mette Gb sotto pressione, divorzio in 18 mesi

Barnier, negoziati dovranno chiudersi entro ottobre 2018

(di Patrizia Antonini)

"Il tempo stringe. I negoziati per la Brexit dureranno meno di due anni", al massimo "18 mesi scarsi". Il capo negoziatore della Commissione europea Michel Barnier, nella sua prima uscita pubblica, mette sotto pressione Londra sulla tabella di marcia per l'addio al blocco. "Se la Gran Bretagna notificherà l'articolo 50 a marzo, le discussioni inizieranno alcune settimane dopo, per trovare l'accordo per ottobre 2018" indica l'ex commissario europeo, spiegando che occorrerà poi lasciare quattro o cinque mesi per le ratifiche. Il piano è di chiudere tutto prima delle nuove elezioni del Parlamento europeo, nel 2019. "In tutto saranno meno di 18 mesi" insiste parlando un pò in inglese e un pò francese.

I portavoce di Downing street ammettono di essere stati spiazzati e di non aver mai sentito parlare prima di un termine di 18 mesi, facendo notare tuttavia che la tempistica è quella prevista dai trattati. Ma il ministro degli esteri britannico, Boris Johnson, non vede difficoltà: 18 mesi sono un lasso di tempo assolutamente sufficiente a trovare "un grande accordo", che, come ha indicato la premier Theresa May, "faccia della Brexit un grande successo, nè soft nè hard, ma bianco, rosso e blu", ovvero i colori della bandiera. Ma Barnier invita il Regno Unito a non farsi illusioni. "Il mercato unico resta indivisibile" dalle altre libertà previste dai trattati, in particolare da quella di movimento delle persone. "La scelta à la carte non è un'opzione", ricorda. Una posizione che viene ribadita anche da Angela Merkel: non ci sarà la possibilità di avere libero accesso al mercato unico europeo senza accettare la libertà di circolazione dei cittadini.

Niente "Rosinenpickerei", perché del panettone va mangiato tutto, non solo "l'uva passa". Barnier, che ha messo in piedi un team di trenta persone dalla "solida expertise", non esclude la possibilità di un "accordo di transizione". Anche se avverte: "parlarne ha senso solo se apre la strada ad una relazione futura". Ma qualsiasi accordo futuro può essere stabilito con un Paese terzo una volta che si trova fuori dall'Ue, quindi è "legalmente impossibile" discuterne contemporaneamente all'accordo per l'uscita. E comunque "sta alla Gran Bretagna dirci cos'ha in mente, e poi sta a noi dire cosa siamo pronti a concepire". All'orizzonte, mette in guardia l'uomo di fiducia di Jean Claude Juncker, ci sono comunque "acque inesplorate", per un lavoro che si annuncia "legalmente complesso, politicamente sensibile e con conseguenze importanti per le economie e i cittadini su entrambi i lati del canale". "L'Ue è pronta per il negoziato quindi - indica con una certa ironia - keep calm and negotiate". Intanto, sull'altra sponda della Manica May 'disinnesca' un ammutinamento dei deputati Tory che in una quarantina erano pronti a sostenere il documento presentato dal Labour in cui si chiede di rendere noti i dettagli su come il governo intende affrontare il dossier Brexit. Il governo ha deciso che pubblicherà i suoi piani per la Brexit prima che sia avviato l'iter di uscita dall'Ue.

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