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Migranti, l'Ue approva il piano. Blocco dell'est non ci sta. Telefonata Obama-Merkel, serve soluzione ampia

Ricollocamento di 120mila profughi, via libera a maggioranza. Contro Romania, Repubblica ceca, Slovacchia e Ungheria.

Il premier ungherese Viktor Orban stasera al vertice dei leader dei 28 cercherà un chiarimento con i partner europei dopo le condanne ricevute per la gestione dei migranti. "Ci sarà una discussione molto franca, perché questa non è la via europea", annunciano fonti diplomatiche dei Paesi dell'Est. Orban ha detto che "è la prima volta che gli Stati membri vengono biasimati perché hanno una posizione diversa". Essere etichettati come "cattivi europei" solo perché abbiamo un'opinione diversa è stata "un'esperienza scioccante". Budapest ha comunque fatto sapere che si atterrà al piano di ricollocamento, pur essendo contraria, e che non aderirà all'iniziativa di Praga e Bratislava, che cercheranno di ottenere modifiche al piano al vertice dei 28 di oggi.

E il premier ungherese Viktor Orban ha lanciato un piano in 6 punti, oggi in Baviera, per risolvere l'emergenza profughi, annunciando che farà le sue proposte a Bruxelles nel primo pomeriggio di oggi. Fra queste proposte Orban ha citato dei "contingenti mondiali", e "una missione internazionale per sostenere Atene nella difesa delle frontiere", ammesso che la Grecia ne faccia richiesta.

Juncker, ora azioni Ue coraggiose e comuni - "Ieri c'è stato un primo passo storico, genuino e lodevole, espressione della solidarietà Ue. Ma non può essere la fine della storia. E' tempo di ulteriori azioni coraggiose determinate e concertate da parte delle Istituzioni Ue e degli Stati". Lo sostiene in una nota il presidente della Commissione Ue, Jean Claude Juncker. "Nonostante le nostre fragilità, e le debolezze che percepiamo noi stessi - aggiunge Juncker - oggi l'Europa è vista come un luogo di rifugio e di esilio. Si tratta di qualcosa di cui andare fieri, anche se ciò comporta delle sfide. E la principale priorità oggi è, e deve essere, affrontare la crisi dei rifugiati". 

Telefonata Obama-Merkel, serve soluzione ampia - Il presidente americano Barack Obama e la cancelliera tedesca Angela Merkel nel corso di un colloquio telefonico si sono detti "d'accordo sulla necessità di una soluzione ampia da parte dell'Europa all'emergenza rifugiati, in cui ogni stato membro della Ue accetti la sua giusta quota di rifugiati": lo rende noto la Casa Bianca. I due leader hanno anche concordato sulla necessità di una transizione politica in Siria, che serva a riunire il Paese.

Commissione Ue, 100 mln nel 2015 a Stati colpiti - Aumentare di 100 milioni di euro i fondi per l'emergenza destinati agli Stati membri più colpiti dall'emergenza migratoria. E' la prima proposta che la Commissione europea presenterà al summit Ue di stasera. Si chiede anche di incrementare con 120 posti l'organico delle tre agenzie europee con un ruolo chiave su questo tema.

Timmermans, Stati onorino i loro impegni - "E' tempo che tutti gli Stati membri si assumano le proprie responsabilità e onorino i loro impegni, soprattutto quelli finanziari. La Commissione non ha i mezzi sufficienti per far fronte da sola a tutta la crisi". E' l'appello lanciato dal primo vicepresidente della Commissione europea, Frans Timmermans al Summit Ue di oggi. 

Slovacchia ricorrerà legalmente contro decisione Ue - La Slovacchia ha annunciato ufficialmente di volere procedere legalmente contro la decisione presa ieri a maggioranza a Bruxelles sulla distribuzione dei migranti. Lo ha detto il premier slovacco, Robert Fico. Da parte sua, intanto, la Repubblica ceca ha anticipato che non seguirà Bratislava nella sua iniziativa.

Erdogan, vergogna per mondo. E cita Tolstoi - "La situazione dei profughi siriani e quello che succede sulle coste del Mediterraneo e' una vergogna per tutto il mondo". Lo ha detto il presidente turco Erdogan intervenendo a Mosca all'inaugurazione della 'Moschea cattedrale'. Erdogan ha quindi citato Tolstoj: "L'incendio doloso di una casa rischia di bruciare tutto il villaggio".

Ungheria inizia lavori nuovo muro a confine Croazia - L'esercito ungherese ha cominciato stamane la costruzione di una barriera metallica e di filo spinato lungo un tratto del confine con la Croazia all'altezza di Gole, distante una quindicina di km da Botovo, il valico di confine che negli ultimi giorni è stato quello più utilizzato da migranti e profughi per entrare illegalmente in Ungheria. Ne hanno dato notizia i media serbi.

Croazia, oggi già 8.750 arrivi, 44 mila in totale - In Croazia solo oggi sono già entrati 8.750 migranti e profughi: ne ha dato notizia il ministero dell'interno a Zagabria, precisando in totale sono 44 mila i migranti entrati nel Paese nell'ultima settimana. Tovarnik e Ilok sono le località di confine dove passa il maggior numero di profughi. Nel centro di prima accoglienza di Opatovac si trovano circa 2.900 migranti.

Ue, lanciate 40 procedure infrazione - La Commissione europea ha lanciato 40 procedure d'infrazione per diverse violazioni nella gestione dei flussi di migranti. Lo hanno annunciato il vicepresidente Frans Timmermans e il commissario Dimitris Avramopoulos. Timmermans ha precisato che "solo cinque stati membri" hanno compiuto interamente i loro doveri.  Le 40 procedure d'infrazione lanciate dalla Commissione europea riguardano 19 Stati membri, che non hanno attuato in pieno le regole del sistema comune di asilo europeo e l'Italia non è tra questi. Si tratta in particolare di mancanze legate alle registrazioni e all'applicazione delle direttive sui rimpatri.

LA GIORNATA DI MARTEDI'

Sì a 120mila ricollocamenti, ma Est vota contro
Tutti da Italia e Grecia. Juncker, piano non basta 
Con l'ok al ricollocamento di 120mila profughi da Italia e Grecia, l'Ue muove il primo passo decisivo per una politica più solidale in tema di immigrazione, ma paga il prezzo di un voto a maggioranza qualificata, che avrà ripercussioni politiche, già al vertice dei leader di oggi. Non si è più proceduto all'unanimità, come si era fatto fino ad oggi su dossier così delicati, ma si è arrivati alla conta, rompendo, equilibri già difficili. Tre Paesi del cosiddetto gruppo di Visegrad Repubblica Ceca, Slovacchia, Ungheria, con l'aggiunta della Romania hanno votato contro. La Finlandia si è astenuta. Ma "la decisione è vincolante per tutti" e "nessuno può rifiutare il numero di rifugiati che gli sono stati assegnati", come ha puntualizzato il primo vicepresidente della Commissione Ue Frans Timmermans.

"Obiettivo centrato. Abbiamo ottenuto quello che volevamo" ma "la piccola nota amara", evidenzia il capo del Viminale Angelino Alfano e' il "biennio di ritardo". Presto sarà il secondo anniversario della strage di Lampedusa e da due anni l'Italia avverte che le rotte si sarebbero spostate, come di fatto è avvenuto. "Dovevamo lavorare tutti insieme per la prevenzione, ma l'Europa ha agito in ritardo. Avevamo ragione su tutta la linea" insiste Alfano, che ora punta il dito sulla politica dei rimpatri dei migranti irregolari. "La nostra azione da ora in poi in Europa sarà sui rimpatri" perché altrimenti "tra un anno ci ritroveremo qui a discutere del collasso" dei Paesi in prima linea come Italia e Grecia. E ribadisce che gli hotspot "pronti a partire" procederanno in parallelo al funzionamento di ricollocamenti e rimpatri. Un successo rivendicato politicamente anche dai due ministri dell'Interno francese e tedesco Bernard Cazeneuve e Thomas de Maiziere.

La soluzione sulla crisi dei rifugiati si è trovata perché "il motore franco-tedesco funziona", hanno sottolineato, puntualizzando la "travolgente maggioranza". Ma secondo il presidente della Commissione Jean-Claude Juncker, di fronte alla magnitudo del fenomeno, non è abbastanza. La decisione approvata prevede che siano Italia e Grecia a beneficiare di tutti i 120mila ricollocamenti su scala europea, anche dei 54mila a cui ha rinunciato l'Ungheria, salvo che vi dovessero essere Paesi in emergenza che ne faranno richiesta. Avverrà in "due tappe", spiega il ministro spagnolo Jorge Fernandez Diaz. Nel primo anno saranno ricollocati 66mila, nel secondo anno gli altri 54mila. Per la prima fase i numeri sono già stati determinati e sono su base volontaria, ma vincolanti (anche se cambieranno dopo la decisione di Svizzera e Irlanda di partecipare).

Tuttavia non sono stati inclusi come allegati alla decisione raggiunta. Seguono in una lettera di accompagnamento. Il risultato non cambia, spiegano fonti diplomatiche, ma è stata la moneta di scambio per ottenere il voto a favore della Polonia. Dal primo giro di tavolo è stato subito chiaro che i ministri dell'Interno di Slovacchia Robert Kalinak, Repubblica Ceca Milan Chovanec, Ungheria Sandor Pintor, e Romania Gabriel Oprea non avevano alcuna intenzione di trovare un accordo. Una nuova opposizione che ha esasperato il ministro dell'Interno croato Ranko Ostojic. Il rappresentante dell'esecutivo di Zagabria ha abbandonato il tavolo dicendo di avere "cose più importanti da fare sul terreno piuttosto che stare a parlare di formule", lasciando tutto in mano al suo ambasciatore. Il presidente della Repubblica Ceca Milos Zeman mette in guardia: "si renderanno conto da soli dell'errore che hanno fatto", e spiega che chiederà al vertice dei leader che questa decisione sia revocata. Il premier slovacco Robert Fico avverte invece fin da subito che non attuerà il piano e sta già cercando elementi per intraprendere un'azione alla Corte di giustizia europea.

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