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Orange France rompe con partner Israele. Ira Netanyahu

Il colosso delle tlc francese, "non è un atto politico"

Verrà forse ricordata come la 'crisi del telefonino': dopo le polemiche legate alla 'fuga' verso Israele degli ebrei di Francia - esasperati dal crescente antisemitismo che colpisce la République - i due Paesi sono di nuovo ai ferri corti, in quella che sta assumendo le sembianze di un vero e proprio scontro diplomatico o forse solo un avvertimento, in vista degli annunci di Parigi su una possibile risoluzione dell'Onu per il riconoscimento dello Stato palestinese.

Questa volta, al centro di questo nuovo psicodramma franco-israeliano, ci sono due delle più potenti compagnie telefoniche dei rispettivi Paesi, Orange France, controllata al 25% dallo Stato francese e l'israeliana Partner Communications, di proprietà dell'americano Haim Saban (uno dei principali finanziatori della campagna di Hillary Clinton). Da tempo, le due società sono strette da un accordo di collaborazione che consente alla Partner Communications di sfruttare il marchio 'Orange Israele' in cambio di lauti compensi. Un accordo che, tra l'altro, era stato recentemente rinnovato fino al 2025. Insomma, tra i due gruppi tutto sembrava andare per il meglio.

Almeno fino a quando, in occasione di una conferenza stampa al Cairo, in Egitto, l'ad del colosso francese della telefonia mobile, Stephane Richard, ha sostenuto di essere pronto "domani" a tagliare i legami con la partner israeliana perché provvede servizi nei Territori Occupati: un gesto invocato da numerose Ong schierate contro le colonie israeliane. Promessa mantenuta: oggi, la direzione di Parigi, ha confermato la rottura dell'intesa con Partner communications, assicurando però di non volerne fare in alcun modo una questione di "natura politica". Sarà, ma non sembrano pensarla cosi' in Israele, dove la reazione delle più alte cariche dello Stato non si è fatta attendere. "Faccio appello al governo francese perche' pubblicamente prenda le distanze dall'azione infelice di una società che si trova sotto parziale proprietà dello stesso governo'', ha detto il premier Benyamin Netanyahu, tuonando contro ''uno spettacolo miserabile che non verrà dimenticato''. Lo spettacolo di ''una democrazia, lo stato di Israele, che rispetta i diritti umani, che si difende dal lancio dei missili e dai tunnel terroristici, e che incassa quindi condanne automatiche e tentativi di boicottaggio''.



Come se non bastasse, è poi arrivato il siluro di Reuven Rivlin: "Trovo preoccupante" che "ancora non abbia ascoltato alcuna condanna da parte della leadership francese delle dichiarazioni dell'Ad di Orange", ha detto il presidente israeliano. Già stamattina si era levato il fuoco di sbarramento di tutto il governo. Dopo la presa di posizione del ministro dell'Educazione Naftali Bennett, era intervenuto quello della Cultura Miri Regev che ha chiesto a Francois Hollande di "licenziare" il capo di Orange. Parigi, ha aggiunto, "deve mostrare tolleranza zero nei confronti dell'antisemitismo". Poi ha invitato i clienti ebrei di Orange France e della compagnia nel mondo a tagliare i loro servizi con la compagnia e cambiare gestore. A preannunciare il pagamento di "multe salate" per la fine anticipata del contratto con Partner è stato invece l'ad della compagnia Haim Romano. "Non abbiamo ricevuto dalla Francia nulla di ufficiale - ha spiegato, citato dai media -. E chiediamo delle scuse e chiarimenti su quello che ha detto Richard". Romano ha anche confermato che recentemente le due aziende hanno chiuso un accordo per estendere la licenza per "altri 10 anni", fino al 2025.



Nel suo laconico comunicato, Orange si limita solo ad annunciare l'interruzione dei rapporti con Partner. Almeno ufficialmente, il motivo sarebbe semplicemente dettato dalla volontà di "non voler più mantenere la presenza del marchio nei Paesi in cui non siamo o non siamo più operatori". Intanto, i dipendenti (della ormai ex?) 'Orange Israele' - in quello che appare un gesto di protesta rivolto a Parigi - hanno issato bandiere israeliane sul logo della compagnia negli uffici dell'impresa a Rosh Haayin.

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