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Leader Armenia: "Dileguare le tenebre del negazionismo; pronti a normalizzazione con la Turchia"

Dice il presidente Sarksyan a quotidiano turco. E la stampa turca si divide sul genocidio, di cui oggi ricorrono i 100 anni dall'inizio.

I recenti progressi nel riconoscimento del genocidio armeno devono aiutare a "dileguare le tenebre di cento anni di negazionismo". Lo ha detto il presidente armeno Serzh Sarksyan intervenendo a Erevan alla cerimonia per commemorare il 100/esimo anniversario del genocidio armeno ad opera dei turchi ottomani.

Il governo di Erevan è pronto ad una normalizzazione "senza precondizioni" con la Turchia. I due paesi, divisi sul riconoscimento del genocidio armeno del 1915, oggi commemorato a Erevan, non hanno relazioni diplomatiche.

"Siamo pronti per la normalizzazione delle relazioni con la Turchia, per avviare un riavvicinamento fra le nazioni armena e turca, senza alcuna precondizione", ha affermato il presidente armeno. Sarksyan si è detto favorevole anche a un'apertura della frontiera fra i due paesi, che contribuirebbe a creare un'atmosfera di fiducia, favorirebbe il commercio e promuoverebbe lo sviluppo delle province turche del sud-est. Accordi per la normalizzazione delle relazioni fra i due paesi erano stati siglati cinque anni fa, ma finora non sono stati applicati a causa, secondo Sarksyan, delle "politiche non costruttive della Turchia". Ankara continua fra l'altro a rifiutare di riconoscere come un genocidio le stragi di 1,5 milioni di cristiani armeni in Anatolia nel 1915.

Stampa turca si spacca su genocidio  - I giornali turchi sono profondamente divisi sul riconoscimento del genocidio armeno - che Ankara continua a negare a oltranza - anche se rimane prevalente la linea negazionista. Due quotidiani di opposizione hanno però aperto in prima pagina con titoli in armeno, "Mai Più!", per Cumhuriyet, e "Centenario del genocidio" per il pro-curdo Ozgur Gundem. La stampa vicina al governo invece attacca i sostenitori del riconoscimento del genocidio perpetrato nel 1915-16. Yeni Akit sostiene che il 24 aprile del 1915 in realtà vennero arrestati solo attivisti armeni responsabili di attacchi armati e "atrocità" e che le vere vittime di un genocidio furono i musulmani. Takvim invece accusa "i nemici della Turchia" di provocare le rivendicazioni degli armeni. L'indipendente Taraf ha intervistato lo studioso turco Ayhan Aktar, secondo il quale in diverse province dell'Anatolia nel 1915 contro gli armeni fu effettivamente attuato un genocidio. "Piango quando penso al mondo del 1915. E mi vergogno quando guardo oggi il mio paese", ha detto a Cumhuriyet Rakel Dink, vedova del giornalista turco-armeno Hrant Dink assassinato nel 2007 a Istanbul. Ozgur Gundem scrive che nel 1915 ci fu un genocidio non solo contro gli armeni che fece 1,5 milioni morti ma anche contro 500mila cristiani siriaci, pure essi deportati e uccisi dal governo ottomano dei 'Giovani turchi'. Taraf rileva che la Turchia ha tentato con una politica 'macho' di 'minacce' e intimidazioni per impedire il riconoscimento del genocidio da parte della comunità internazionale. Una strategia però fallita, secondo il quotidiano, dopo le prese di posizione del Papa e dei presidenti tedesco Joachim Gauck e russo Vladimir Putin.
   

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