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Ucraina: L'appello del Papa, basta ostilità, sì a dialogo

Strage a Mariupol. Missili sul mercato, almeno 30 morti

"Seguo con viva preoccupazione l'inasprirsi degli scontri nell'Ucraina orientale, che continuano a provocare numerose vittime tra la popolazione civile", ha detto il Papa: "Mentre assicuro la mia preghiera per quanti soffrono, rinnovo un accorato appello perché si riprendano i tentativi di dialogo e si ponga fine ad ogni ostilità".

Ieri strage a Mariupol. Una raffica di missili Grad e Uragan si è abbattuta sulla periferia orientale dell'importante città sul Mar Nero uccidendo - secondo il Comune - almeno 30 civili. Ma il bilancio potrebbe essere drammaticamente destinato a salire visto che i feriti sono 93, di cui alcuni in gravi condizioni. I separatisti del sud-est ucraino proseguono intanto imperterriti la loro offensiva, e il 'presidente' dell'autoproclamata repubblica popolare di Donetsk, Aleksandr Zakharcenko, ha annunciato che oggi i suoi uomini hanno lanciato un'operazione militare per conquistare proprio Mariupol: cuore dell'industria metallurgica ucraina e città strategicamente importantissima, il cui controllo può in teoria portare alla creazione di un corridoio terrestre tra la Crimea e la Russia.

Secondo le autorità ucraine, i ribelli avrebbero sparato 120 missili contro Mariupol da tre lanciarazzi, distruggendo un mercato, diversi edifici residenziali e un asilo. I separatisti - che il Cremlino è accusato di sostenere con armi e uomini - negano però qualunque responsabilità e, come sempre, accusano a loro volta le forze armate ucraine di aver messo in atto una provocazione o di aver colpito "erroneamente" la zona abitata. Stando ai filorussi, la loro artiglieria stamattina era troppo lontana da Mariupol: 40 chilometri a est, vicino Novoazovsk. Ma anche un checkpoint dei militari ucraini alla periferia di Mariupol è finito sotto il fuoco dei Grad, e un soldato è morto. E soprattutto gli esperti Osce ritengono che i razzi siano piovuti da nord-est e da est, cioé dalle aree di Oktiabr e Zaicenko, "entrambe controllate dalla repubblica popolare di Donetsk". Intanto i ribelli avanzano, e - secondo il ministero della Difesa dei separatisti di Donetsk - i primi reparti dei miliziani sarebbero già entrati nella periferia di Mariupol. Anche se Zakharcenko ha poi precisato di non avere intenzione di "prendere d'assalto la città" ma di voler "annientare le forze nemiche a est" di Mariupol. Aspri combattimenti si registrano anche nella zona di Debaltseve, dove i filorussi avrebbero ormai in pugno le principali vie d'accesso alla cittadina e si starebbero preparando a circondare i soldati ucraini. Gli scontri negli ultimi giorni sono ripresi più violenti che mai con eccidi tra i civili (giovedì a Donetsk e il 13 gennaio vicino a un posto di blocco delle truppe di Kiev nei pressi di Volnovakha) di cui filorussi e ucraini si accusano a vicenda. Due giorni fa i ribelli hanno conquistato l'aeroporto di Donetsk (o quel che ne resta) dopo 240 giorni di assedio, e appena ieri Zakharcenko ha annunciato di non voler più cercare un compromesso con Kiev per un cessate il fuoco. A meno che a trattare non sia lo stesso presidente ucraino Petro Poroshenko, e non il controverso ex presidente Leonid Kuchma, che non fa parte del governo di Kiev. "Siamo all'offensiva - aveva tuonato ieri il leader separatista - quali negoziati?". Dall'inizio del conflitto nel sud-est, lo scorso aprile, sono state uccise circa 5.100 persone. E il timore è che la scia di sangue sia tristemente destinata ad allungarsi. Ieri le Nazioni Unite hanno reso noto che negli ultimi nove giorni le vittime della guerra sono state 262. Ed è ormai chiaro che la fragile e poco rispettata tregua siglata a Minsk a inizio settembre è ormai lettera morta. Poroshenko, intanto, ha deciso di tornare in anticipo dall'Arabia Saudita, dove si trovava per partecipare ai funerali di re Abdullah, e lo ha fatto con parole di fuoco: "Le cosiddette repubbliche di Donetsk e Lugansk - ha dichiarato - devono essere considerate organizzazioni terroristiche".

E ancora: "Accettiamo la sfida del nemico. Difenderemo la nostra patria come si addice ai veri patrioti: fino alla vittoria finale". Ma Kiev si scaglia anche contro Mosca, accusandola di avere 9.000 soldati nel sud-est per "sostenere le azioni terroristiche" e di essere quindi "pienamente responsabile" per le recenti stragi di civili. E da parte sua anche l'alto rappresentante della politica estera Ue, Federica Mogherini, tuona che l'attacco a Mariupol "potrebbe inevitabilmente portare a un ulteriore deterioramento delle relazioni Ue-Russia", chiedendo "apertamente" a Vladimir Putin di "usare la sua influenza considerevole sui leader separatisti" per fermare l'escalation. Ma la pace sembra molto lontana. Secondo alcuni analisti, i ribelli avrebbero scatenato i nuovi attacchi per poter contrattare un nuovo cessate il fuoco da una posizione di vantaggio, controllando un territorio più vasto in vista della demarcazione dei "confini". Mentre il Cremlino avrebbe interesse a continuare a destabilizzare un'Ucraina economicamente in ginocchio, sempre più dipendente dagli aiuti occidentali, e che - dopo l'inizio della guerra - punta addirittura all'ingresso nella Nato.

Obama, preoccupa ultima violazione cessate il fuoco - Gli Usa sono preoccupati per l'ultima violazione del cessate il fuoco in Ucraina da parte dei separatisti, "avvenuta con armi, sostegno e formazione da parte della Russia". Lo ha dichiarato oggi a New Delhi il presidente Barack Obama. Rispondendo ad una domanda Obama ha detto "che non ci interessa vedere indebolita la Russia, ma vogliamo garantire in tutti i modi possibili i diritti e l'unita' territoriale dell'Ucraina".

"Non sarebbe efficace entrare in un nuovo conflitto con la Russia" per risolvere la crisi in Ucraina, ha dichiarato oggi a New Delhi Obama. "Ma siamo determinati in sintonia con i nostri partner europei - ha sottolineato - a difendere il territorio ucraino e ad aiutare l'Ucraina economicamente e militarmente".

 

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