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Profughi, Mosul e Raqqa mai piu' come prima

Parlano cristiani e musulmani fuggiti in Libano da capitali Isis

REPORTAGE - Un giorno l'Isis se ne andra', ma a quel punto la Siria e l'Iraq non saranno piu' quelle di prima. Lo si capisce dalla paura e dall'odio nei discorsi dei profughi, musulmani e cristiani, arrivati dalle 'capitali' dello Stato islamico nei due Paesi, Raqqa e Mosul, e che ora sono nel Sud del Libano, vicino al confine tra Siria e
Israele, da dove risuonano i colpi dell'artiglieria e dei razzi.

Lassu' sul Golan, distante una quindicina di chilometri, continua la battaglia tra il regime siriano e i gruppi islamici, compresi i qaedisti del Fronte al Nusra. Quaggiù a Marjayun, tra le colline verdeggianti per la primavera e i peschi in fiore, sopravvivono migliaia di profughi arrivati negli ultimi tre anni di guerra civile. Sono raccolti in piccoli agglomerati di baracche e di tende, suddivisi spesso per luoghi di provenienza. In quello di Sarada vivono in 160, dalla provincia di Raqqa, nel
Nord della Siria, che dal 2013 e' controllata dallo Stato islamico.
   

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