Il Pil del Brasile è sceso del
4,1% nel 2020, configurando la sua più grande contrazione dal
1996, secondo i dati ufficiali pubblicati oggi dall'Istituto
brasiliano di geografia e statistica (Ibge).
Finora, il calo maggiore dell'economia era avvenuto nel 2015,
con una contrazione del 3,5%.
Il risultato ha interrotto la crescita registrata per tre anni
consecutivi, nel 2017 (+ 1,3%), 2018 (+ 1,8%) e 2019 (+ 1,4%).
Il settore agricolo, con un aumento del 2%, è stata l'unica
componente del Pil a segnare un rialzo nel 2020, mentre
industria e servizi sono crollati rispettivamente del 3,5% e del
4,5%. Secondo l'Ibge, il risultato dell'agricoltura è dovuto
alla "crescita della produzione e al guadagno di produttività
dell'agricoltura, che ha soppiantato il cattivo rendimento delle
attività di allevamento e pesca, con particolare attenzione alla
soia (7,1%) e al caffè (24,4%), che ha raggiunto una produzione
record".
In valori correnti, il Pil brasiliano ha chiuso lo scorso anno a
7,4 biliardi di reais. Il Pil pro capite è stato di 35.172
reais, in calo del 4,8% rispetto al 2019 in termini reali, il
peggior risultato della serie storica iniziata nel1996.
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