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Castro a Obama, basta embargo a Cuba Ma sia chiaro, resta un'isola comunista

L'esortazione e il monito del presidente cubano a quello Usa

Cuba resta comunista. Passata l'euforia dei giorni scorsi, dopo l'avvio della normalizzazione dei rapporti con gli Usa, Raul Castro lo chiarisce in Parlamento, dove ribadisce che il Paese "non cambierà il suo sistema politico". Nel discorso, durato meno di un'ora, Castro ha proclamato la vittoria del suo popolo, ha ringraziato Obama per l'inizio di "un nuovo capitolo" ma ha anche ribadito che questa nuova fase dei rapporti non significa la fine del regime comunista a Cuba. "Come non abbiamo mai chiesto agli Usa di cambiare il suo sistema politico, chiediamo rispetto per il nostro", ha avvertito.

Il leader cubano, con indosso la tradizionale camicia bianca e gesticolando a tratti, si è rivolto più volte direttamente al presidente americano, lodandolo per aver avviato il più grande cambiamento nei rapporti tra Usa e Cuba in 50 anni. Ma, ha ribadito, "l'unico modo per avanzare è il rispetto reciproco". "Ogni Paese ha il diritto inalienabile di scegliere il suo sistema politico. Nessuno deve pensare che il miglioramento dei rapporti con gli Stati Uniti significhi che Cuba rinunci alle sue idee". Castro ha poi sottolineato che il suo Paese intende accelerare le riforme economiche, con la priorità nel porre fine al sistema della doppia valuta nel Paese. Ma ha anche detto che i cambiamenti dovranno essere graduali per creare un sistema di "comunismo prospero e sostenibile". "Ci aspetta una lunga e difficile lotta", ha dichiarato, in riferimento all'embargo commerciale imposto dagli Usa.

A questo proposito, Castro si è appellato direttamente ai poteri esecutivi di Obama per togliere il blocco. Nonostante infatti l'apertura degli Usa, il sogno di Obama e di milioni di cubani rischia di infrangersi contro un Congresso ostile alla svolta, che da gennaio sarà in mano ai repubblicani che hanno gli strumenti per bloccare, o almeno per ostacolare a lungo, la svolta. Il leader cubano ha inoltre ribadito la richiesta di togliere definitivamente l'isola dalla lista nera Usa dei Paesi additati come sponsor del terrorismo. "Non abbiamo mai sostenuto attività terroristiche negli Usa e abbiamo sempre condiviso le nostre informazioni con il governo americano", ha detto. Intanto, gli esuli cubani in America appaiono divisi sul disgelo nei rapporti tra i due Paesi. Se da una parte i giovani cubani a Miami lodano la decisione e si dicono ottimisti sul futuro, la vecchia generazione ha criticato la svolta storica. Una protesta è stata organizzata a Miami, dove è prevista la partecipazione del leader dell'opposizione cubana, Jorge Luis Garcia Perez, conosciuto come 'Antunez'.

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