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Economia e crisi regionali, l'Iran di Rohani alla prova

Forum all'ANSA, Italia chiede certezze normative per investitori

Fatto l'accordo e cadute le sanzioni sul nucleare è ora di guardare concretamente al futuro, chiedendo all'Iran certezze normative per chi vuole investire nella sua economia e coinvolgendolo nella ricerca di una soluzione per le crisi aperte in Medio Oriente, dove Teheran è in gioco quanto le potenze regionali sunnite. Sono questi i due temi su cui si è centrato il Forum sull'Iran svoltosi oggi all'ANSA, con l'ambasciatore iraniano Jahanbakhsh Mozaffari, il presidente della Commissione Esteri del Senato Pier Ferdinando Casini, l'ex ambasciatore italiano a Teheran Luca Giansanti, ora direttore generale per gli Affari politici e di sicurezza alla Farnesina, l'avvocato Francesco Sciaudone dello Studio legale Grimaldi e il presidente del Ce.S.I. Andrea Margelletti . Proprio l'ultimo rapporto del centro studi internazionali Ce.S.I., 'La postura internazionale dell'Iran nell'era Rohani' è stato il punto di partenza del dibattito, coordinato dal vicedirettore dell'ANSA, Stefano Polli. Da più parti si è insistito sul rapporto privilegiato che da decenni unisce Teheran e Roma, sul piano economico come su quello culturale e della politica estera, ma si è soprattutto cercato di andare oltre l'annuncio di buone intenzioni per ragionare sulle grandi questioni aperte. L'ha fatto Casini, annunciando che proprio ora che "tutti sono diventati amici di Teheran, io voglio guastare la festa e fare il nemico". E ponendo per esempio il tema delle liberalizzazioni come condizione necessaria per partecipare ad un'economia come quella iraniana che, proprio per effetto delle sanzioni, ha sviluppato fenomeni come monopoli e parassitismi. Ma anche chiedendo all'Iran - che in politica estera non è solo una problema "ma anche una risorsa" senza la quale "non si risolvono i problemi della regione mediorientale" - di favorire una soluzione per il lungo stallo istituzionale in Libano, dove il Parlamento non riesce ad eleggere il presidente della Repubblica. Il nuovo corso dell'Iran, ha aggiunto Casini, è anche occasione per "cambiare il nostro rapporto con il mondo sunnita", alle luce del suo ruolo nella crescita dell'Isis. L'Iran come gli altri attori regionali "tutela i suoi interessi" nell'area, ha osservato da parte sua Giansanti, "e bisogna lavorare dove gli interessi coincidono". "Il gioco per gli europei e l'Occidente in generale è complicato - ha aggiunto - perché bisogna cercare di riequilibrare una situazione percepita dai nostri alleati sunniti del Golfo come squilibrata a favore dell'Iran". Tuttavia cercare un "equilibrio, lavorando con tutte le parti - ha sottolineato - è fondamentale". L'ambasciatore Mozaffari ha ribadito che certi pilastri della politica estera iraniana non cambiano, come il fatto che Teheran non riconosce lo stato di Israele e la via di una possibile riconciliazione con gli Usa è ancora irta di ostacoli. Ma ha registrato con soddisfazione come l'accordo sul nucleare abbia coinciso con il riconoscimento, da parte di Washington, che come non vi furono iraniani tra gli attentatori dell'11 settembre così non ve ne sono tra i tagliagole dell'Isis e tra gli altri mostri jihadisti partoriti dal wahabismo sunnita. Quanto all'Italia, si conferma l'attenzione di Teheran verso un importante partner economico, dove non solo "l'Eni fu l'ultima compagnia a lasciare" a causa delle sanzioni, ma il tessuto delle piccole e medie imprese può ora contribuire "a diminuire il tasso di disoccupazione da noi". Ma è proprio su questo che si è soffermato l'avv. Francesco Sciaudone dello Studio legale Grimaldi, che da Roma, Milano, Londra e Bruxelles opera nel diritto degli affari, societario, finanziario e del lavoro. Nel nuovo Iran ci sono grandi occasioni di sviluppo per le imprese italiane, ha detto, ma "per dare tranquillità e garanzie agli investitori" serve una camera di coordinamento per "un quadro giuridico comune".

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