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Anarchia in Libia, islamici 'riesumano' loro parlamento

Ex Congresso contro assemblea Tobruk. Più di 250 i morti in mare

ROMA, 24 AGO - Hanno preso l'aeroporto di Tripoli dopo settimane di scontri, hanno attaccato una tv privata vicina ai rivali di Zintan, e ora le milizie filo-islamiche di Misurata rivogliono il "loro" Parlamento. Hanno così chiesto e ottenuto una convocazione urgente nella capitale di quel Congresso generale nazionale (uscente) ritenuto responsabile da gran parte dell'opinione pubblica libica del disastro della Libia post-Gheddafi. Dall'altro canto, il nuovo parlamento - eletto con il voto del 25 giugno e insediatosi a Tobruk (nell'est) con l'incoraggiamento delle cancellerie occidentali - ha accusato le milizie islamiche di Tripoli e il gruppo jihadista Ansar al Sharia che controlla gran parte di Bengasi di "terrorismo" e di voler rovesciare "il potere legittimo" della nuova Camera dei rappresentanti.

La Libia sta sprofondando sempre più nell'anarchia politica, insieme alla guerra che - tra bande, miliziani, jihadisti, il debole esercito regolare e i "misteriosi" raid degli ultimi giorni, l'ultimo stamani a Tripoli - la sta insanguinando dalla Tripolitania alla Cirenaica. un momento che il ministro degli esteri Federica Mogherini ha definito "il più difficile dalla rivoluzione a oggi".

Una situazione di caos nell'ultima frontiera verso l'Europa di migliaia di migranti in fuga dalle guerre della regione che intraprendono la via del mare a rischio della vita, come i profughi morti nel naufragio di venerdì sera: il bilancio delle vittime potrebbe superare i 250 morti. Ieri le prime informazioni parlavano di complessivamente 200 tra morti e dispersi, ma, secondo media americani, il barcone sarebbe stato molto più affollato.

"Il Congresso generale nazionale è l'unico rappresentante legittimo del popolo libico", ha dichiarato Omar Ahmidan, portavoce dell'ex assemblea, in cui la corrente islamista rappresentava la maggioranza e che ha visto ridotto il suo peso dalle elezioni di giugno. Ahmidan ha così 'riesumato' il Congresso come richiesto dalla coalizione "Alba della Libia" che racchiude le milizie filo-islamiche. Queste avevano accusato ieri il parlamento 'esiliato' a Tobruk di "complicità" con l'Egitto e gli Emirati arabi uniti, responsabili a loro dire dei raid aerei compiuti contro i loro combattenti. Il Cairo ha smentito oggi "categoricamente" ogni suo coinvolgimento negli attacchi aerei, che restano al momento senza una "paternità" ufficiale.

Proprio al Cairo si terrà domani una riunione dei ministri degli Esteri dei Paesi vicini (oltre a Libia ed Egitto, saranno presenti Algeria, Tunisia, Sudan, Ciad e Niger) per tentare di affrontare una crisi che sembra ormai sfuggita di mano. Da Roma Mogherini ha annunciato "un giro di telefonate" con i colleghi del gruppo "Amici della Libia" in vista della riunione di domani e della discussione nei prossimi giorni all'Onu, per rinnovare "l'appello alla comunità internazionale e alle parti in conflitto a trovare una soluzione condivisa per mettere fine alle violenze e ricostruire il Paese con istituzioni democratiche". L'Ambasciata italiana a Tripoli, ha inoltre ricordato il ministro, resta aperta e operativa "per sostenere la nostra comunità in queste ore drammatiche".

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