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Morto il medico russo che curò Navalny dopo l'avvelenamento

L'Alto Rappresentante Ue Josep Borrell è volato a Mosca per una delicata visita di tre giorni:

 Il medico russo che ha curato Alexey Navalny dopo l'avvelenamento da Novichok, la scorsa estate, all'ospedale di Omsk, è morto improvvisamente a 55 anni. Lo rende noto lo stesso ospedale con una dichiarazione riportata dalla Cnn, senza rendere note le cause del decesso.

L'Alto Rappresentante Ue Josep Borrell è volato a Mosca per una delicata visita di tre giorni: un vertice diplomatico che cade in un momento in cui la detenzione dell'avversario numero uno di Putin, Alexey Navalny, e la repressione delle proteste a sostegno dell'oppositore stanno rendendo sempre più tesi i rapporti tra Russia e Unione europea e potrebbero condurre a nuove sanzioni contro il Cremlino. Sarà inevitabilmente il caso Navalny a dominare i colloqui di domani tra il ministro degli Esteri russo Serghiei Lavrov e Borrell, che prima ancora di partire ha voluto ribadire la posizione di Bruxelles sulla vicenda: la condanna a due anni e otto mesi di reclusione inflitta martedì a Navalny è "politicamente motivata", ha dichiarato l'Alto Rappresentante, aggiungendo poi che Russia e Ue si vedono ormai "come rivali e concorrenti e non come partner", anche se "i canali di comunicazione sono rimasti e devono rimanere aperti".

Poco dopo è stato il portavoce del Servizio europeo per l'azione esterna Peter Stano a fargli eco sul caso Navalny sottolineando che nelle trattative moscovite l'Ue chiederà il rilascio immediato del dissidente e di tutte le persone finite in cella per aver protestato contro la sua carcerazione. Saranno colloqui difficili. La Russia finora ha risposto alle critiche occidentali sul caso di Navalny bollandole come "interferenze" e invitando Bruxelles a "non commettere la sciocchezza" di collegare "le prospettive delle relazioni Russia-Ue al caso di questo detenuto". Mosca vorrebbe "sbloccare" il dialogo con l'Ue "al fine di discutere apertamente tutte le divergenze esistenti", ha detto oggi il portavoce di Putin, Dmitri Peskov. Ma sulla spinosa questione Navalny il Cremlino non sembra proprio voler fare un passo di lato, al punto che Peskov è arrivato al punto di dichiarare che non sia corretto parlare di "repressioni" per l'ondata di fermi alle manifestazioni a sostegno dell'oppositore. "Non ci sono repressioni, ci sono solo misure adottate dalla polizia contro coloro che violano la legge, contro coloro che partecipano a cortei non autorizzati", ha dichiarato.

La polizia russa ha colpito coi manganelli in più occasioni ed è accusata di un uso eccessivo della forza contro i manifestanti pacifici, ma per il Cremlino si tratta di azioni "nell'ambito della legalità" e se le celle dei centri di detenzione amministrativa sono ora sovraffollate la colpa - secondo Peskov - è dei dimostranti che hanno partecipato a proteste non autorizzate. Navalny domani tornerà in un'aula di tribunale per l'ennesimo processo da imputato, l'accusa stavolta è di aver diffamato un veterano della Seconda guerra mondiale. Altre imputazioni pendono sul capo del dissidente, che in serata però è tornato a farsi sentire esortando la gente a "superare la paura" e "liberare la patria" dai "ladri usurpatori". Eppure c'è chi pensa che Putin non si smuoverà di un millimetro dalla sua volontà di soffocare il dissenso e che anche Borrell si troverà di fronte un muro. Resta sul piatto l'opzione delle sanzioni. I ministri degli Esteri Ue dovrebbero discutere di "possibili ulteriori azioni" nei confronti di Mosca il 22 febbraio. Berlino non sembra voler sacrificare il gasdotto russo-tedesco Nord Stream-2 mentre Navalny stesso auspica sanzioni contro gli oligarchi vicini a Putin. 

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