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Usa: cittadino di Singapore ammette, spiavo per la Cina

Jun Wei Yeo era stato arrestato l'anno scorso

    La tensione fra Stati Uniti e Cina resta alle stelle. Gli agenti federali entrano nell'abbandonato consolato cinese di Houston a caccia di prove che possano confermare l'accusa di spionaggio. In Cina, a Chengdu, i diplomatici statunitensi ammainano la bandiera a stelle e strisce e preparano il trasloco: dovranno lasciare l'edificio che li ospita entro lunedi'.
    E mentre impazza la guerra de consolati spunta una spia di Pechino da Singapore negli States. Il 39enne Jun Wei Yeo si dichiara colpevole di aver agito negli Usa come agente del governo cinese dal 2015 sfruttando i suoi ruoli accademici, fra i quali quello alla George Washington University. "Si' vostro onore, sono colpevole", dice Yeo in tribunale.
    Un'ammissione che potrebbe costargli fino a un massimo di 10 anni di carcere, anche se il fatto di essere incensurato gli fara' probabilmente scontare una pena decisamente minore. La sentenza e' attesa per il 9 ottobre e, fino a quel momento, Yeo resterà sotto custodia delle autorità. Arrestato lo scorso novembre al rientro negli Stati Uniti da un viaggio oltreoceano, Yeo ha lavorato nel corso degli anni con agenti cinesi per pagare target americani per scrivere report destinati a "clienti in Asia" senza rivelare che il loro lavoro era per Pechino.
    Per raccogliere informazioni Dickson Yeo, cosi' come era conosciuto, aveva creato una falsa societa' di consulenza, la Resolute Consulting of Singapore, sulla quale erano piovuti piu' di 400 curriculum per possibili assunzioni. Il 90% dei candidati era composto da militari o personale governativo americano munito di nulla osta per la sicurezza e quindi dell'accesso a informazioni riservate.
    La scelta su chi assumere, ha confessato Yeo, era dettata da un parametro: identificare coloro nelle posizioni di più alto livello che erano scontente della loro occupazione o avevano difficoltà finanziarie. E cosi' sono finiti nella sua rete un funzionario del Dipartimento di Stato, che Yeo ha pagato 1.000 o 2.000 dollari per scrivere sull'amministrazione nel 2018 o 2019. Ma anche un dipendente del programma dell'Air Force sugli F-35B per scrivere un report sulle implicazioni degli acquisti dei velivoli da parte del governo giapponese. Altri 2.000 dollari sono andati a un funzionario dell'esercito al Pentagono traumatizzato dalla sua esperienza in Afghanistan per scrivere un rapporto su come il ritiro delle truppe americane dal Paese avrebbe potuto avere un impatto sulla Cina.
    Yeo viaggiava spesso in Cina per incontrare gli agenti cinesi e nel corso della sua ultima visita, dopo essersi piu' volte lamentato di essere fermato all'immigrazione al rientro negli Stati Uniti, gli era stato detto che la sua identita' doveva essere nascosta. Lo scorso novembre è stato arrestato dalle autorità americane al suo rientro negli Stati Uniti senza avere il tempo, ha raccontato, di chiedere a uno dei suoi assunti di consegnargli informazioni riservate e confessargli che lavorava per il governo cinese.
    Il caso di Yeo mostra la determinazione con cui il Dipartimento di Giustizia si sta muovendo nel tentativo di rinvenire e fermare le minacce alla sicurezza nazionale che arrivano dalla Cina. Secondo il procuratore di Washington DC Michael R. Sherwin, il caso mostra come Pechino riesca a usare cittadini non cinesi, internet e l'apertura della societa' americana per prendere di mira direttamente funzionari vulnerabili all'interno del governo. E il successo di Yeo nel farlo agita non poco Washington, sempre piu' preoccupata per i suoi segreti industriali, per la sua proprieta' intellettuale e soprattutto la sicurezza delle elezioni.
   

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