L'arresto del poliziotto di 44 anni incriminato per la morte brutale dell'afroamericano George Floyd non ferma le proteste, che ora dilagano da Minneapolis a tutta l'America con saccheggi, incendi, tafferugli, arresti e due morti: un agente e un diciannovenne. Proteste che arrivano anche davanti alla Casa Bianca, costringendola al lockdown, mentre Donald Trump mobilita l'esercito, accusa i sindaci dem di non saper difendere le loro città e minaccia i manifestanti avvisandoli che se superano le cancellate della sua residenza saranno "accolti dai cani più feroci e dalle armi più minacciose che io abbia mai visto".
Donald Trump in serata, parlando da Cape Canaveral, ha definito la morte di George Floyd "una grande tragedia" e ha difeso "il diritto a manifestare pacificamente" ma ha condannato le violenze e il caos attribuendoli al movimento Antifa e alla sinistra radicale. "La mia amministrazione fermera' la violenza di massa", ha promesso. La memoria di Floyd e' stata "disonorata da rivoltosi, saccheggiatori e anarchici", ha aggiunto, lanciando un appello per la "riconciliazione, non l'odio, per la giustizia, non il caos".
L'epicentro della rivolte resta Minneapolis, dove migliaia di persone hanno sfidato il coprifuoco del weekend e la guardia nazionale vandalizzando la casa del poliziotto arrestato e incendiando una pompa di benzina, un ufficio postale, una banca e un ristorante, prima che gli agenti - tre volte superiori a quelli schierati nelle proteste contro la segregazione razziale negli anni '60 - procedessero ad alcuni arresti ed impedissero che fosse data alla fiamme una nuova caserma. A nulla è valso l'appello notturno del governatore Tim Waltz a tornare a casa: "Capisco la rabbia ma tutto questo non riguarda la morte di George Floyd, né le diseguaglianze, che sono reali. Questo è il caos", aveva ammonito. Ma le proteste sono scoppiate in oltre 30 città americane, con slogan identici: 'No justice, no peace' (nessuna pace senza giustizia) e 'I can't breathe', non riesco a respirare, la frase pronunciata da Floyd prima di morire.
A Detroit, in Michigan, un diciannovenne è stato ucciso da spari provenienti da un Suv indirizzati verso la folla che manifestava, mentre a Oakland, in California, un agente è morto e un altro è rimasto ferito da colpi di arma da fuoco, anche se secondo la polizia locale l'episodio "apparentemente non è collegato alle manifestazioni".
Gli scontri più duri sono stati a Portland, Oregon, dove la folla ha prima provato a dare alle fiamme un commissariato come a Minneapolis e poi ha assalto uno Starbucks, un negozio della Apple e un altro di Microsoft, costringendo gli agenti ad intervenire con lacrimogeni e granate stordenti.
Momenti di tensione anche a New York, dove migliaia di persone sono scese in piazza a Brooklyn, alcune lanciando bottiglie e sassi contro la polizia, che ha risposto con spray urticanti e arrestando decine di dimostranti.
A Los Angeles sono finite in manette almeno 200 persone.
Tafferugli ad Atlanta, dove il governatore ha dichiarato lo stato d'emergenza e chiamato 500 uomini della guardia nazionale.