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Cina, via libera alla legge sulla sicurezza nazionale di Hong Kong

Il Congresso nazionale del popolo dà il via libera alla misura quasi all’unanimità. Il premier Li Keqiang: 'Assicurerà la prosperità di lungo termine' dell'ex colonia britannica

Il Congresso nazionale del popolo, il ramo legislativo del Parlamento cinese, ha dato il via libera all'adozione della legge sulla sicurezza nazionale di Hong Kong. Nelle ultime votazioni della sessione finale, l'assemblea ha approvato anche il primo Codice civile della Repubblica popolare. L'assemblea ha approvato con 2.878 voti a favore, uno contrario e 6 astenuti, la proposta per imporre all'ex colonia britannica una legge che punirà secessione, sovversione del potere statale, terrorismo e atti che mettano a rischio la sicurezza nazionale. 

In vista del voto, dopo l'annuncio del provvedimento della scorsa settimana, Hong Kong ha visto risalire le proteste che, tra domenica e mercoledì, hanno portato all'arresto di oltre 600 persone. Gli Stati Uniti hanno criticato la mossa che, secondo l'Amministrazione Trump, minaccerebbe gli accordi di autonomia e tutela delle libertà della città in base agli accordi che nel 1997 portarono al passaggio dalla sovranità britannica a quella cinese. Ieri, il segretario di Stato Mike Pompeo ha affermato in una nota che Hong Kong non è più autonoma dalla Cina, gettando le basi per la rimozione dello status speciale della città nei suoi rapporti con gli Stati Uniti. Ed oggi da Regno Unito, Stati Uniti, Canada e Australia è pervenuta una nota congiunta di condanna in cui si parla di violazione "diretta degli obblighi internazionali" di Pechino, così come previsti dalla dichiarazione congiunta sino-britannica firmata al tempo della restituzione della colonia e "registrata dall'Onu".

Il testo messo a punto è poco noto: il Comitato permanente del Congresso lavorerà sulle modalità specifiche della legge e sulla sua applicazione, possibile aggirando il voto del parlamentino locale.  

Il premier cinese Li Keqiang, in conferenza stampa, ha affermato che la legge approvata assicurerà "la stabilità e la prosperità di lungo termine" dell'ex colonia britannica ed è stata progettata per la "stabile attuazione" del modello 'un Paese, due sistemi', che regola le relazioni tra Cina e Hong Kong, su cui Pechino ha "sempre lavorato per la piena attuazione".

Intanto alle Nazioni Unite...

Washington ha chiesto la convocazione immediata di una riunione del Consiglio di sicurezza per discutere della misura votata a Pechino. La missione americana al Palazzo di Vetro ha fatto sapere che si tratta di una "questione di urgente preoccupazione
globale con implicazioni su pace e sicurezza internazionali" e, pertanto, ha chiesto che venga discussa dai Quindici. L'ambasciatore cinese all'Onu Zhang Jun, da parte sua, ha replicato "rifiutando categoricamente la richiesta infondata", affermando che la situazione riguarda affari interni alla Cina e "non ha nulla a che fare con il mandato del Consiglio di sicurezza". 

La missione americana ha ribadito che l'opposizione del Dragone a una riunione del Consiglio di sicurezza su Hong Kong "è un altro esempio della paura di trasparenza del Partito comunista cinese e la convinzione di poter sfruttare l'attuale pandemia di coronavirus per distrarre il mondo dal suo assalto a Hong Kong". "Questa azione, unita alla grave copertura e cattiva gestione
della crisi del Covid-19, le continue violazioni dei suoi impegni internazionali in materia di diritti umani e il comportamento illegale nel mar Cinese Meridionale, dovrebbe rendere evidente a tutti che Pechino non si sta comportando come uno Stato membro responsabile delle Nazioni Unite".

"I fatti - ha replicato l'ambasciatore cinese - dimostrano ancora che gli Usa sono i produttori di guai del mondo. Sono gli Stati Uniti che hanno violato i propri impegni ai sensi del diritto internazionale". Zhang ha quindi "esortato Washington a interrompere immediatamente la sua politica del potere e le pratiche di bullismo".

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