Sono almeno venticinque le persone che lottano per la vita a Vizag, in Andrha Pradesh, a seguito della fuga di gas dall'impianto chimico nella notte scorsa in India. Le vittime confermate sono salite a undici, e tra loro c'è una bambina di sei anni. Sono oltre mille le persone trattate al pronto soccorso con sintomi da avvelenamento e forti difficoltà di respirazione.
S N Pradhan, il direttore generale della NDRF (National Disaster responce Force, la Protezione civile indiana), ha detto poco fa ai media che la situazione è sotto controllo e che un team CBRN, un'equipe speciale di esperti in chimica, scienze biologiche, radiologia e scienze nucleari ha appena raggiunto il luogo del disastro da Pune.
Pradhan ha spiegato che il gas Stirene, una sostanza fortemente tossica, si è diffusa nell'aria a partire dalle 2,30 della notte scorsa e si è diffusa in un raggio di alcuni chilometri, colpendo soprattutto le famiglie che vivono nel villaggio più vicino all'impianto. Più di duemila persone sono state evacuate.
L'insediamento industriale, che si trova a una ventina di chilometri dalla città di Vishakhapatnam, venne costruito nel 1961 dall'allora Hindustan Polymers, l'azienda nazionale per la lavorazione delle plastiche derivate dal polistyrene; dal 1997 è di proprietà della LG Chem, un'azienda sud-coreana, che ha ribattezzato l'impianto LG Polymers.
Lo stabilimento era fermo da quaranta giorni per il lockdown anti Covid e avrebbe dovuto riprendere le attività oggi. L'azienda ha reso noto, in un comunicato, che è stata avviata un'inchiesta per ricostruire l'accaduto: "Il serbatoio da cui è uscito il gas conteneva 1800 tonnellate di stirene: l'ipotesi è che la stagnazione e gli sbalzi di temperatura possano avere dato origine a un fenomeno di autopolimerizzazione sfociato poi nella vaporizzazione"