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Haftar attacca lo scalo di Tripoli, la tregua traballa

Nonostante appelli Onu scatta no-fly-zone, resta blocco petrolio

La tregua in Libia è sempre più fragile.

Nonostante un appello del segretario generale dell'Onu Antonio Guterres ad attuare le conclusioni della conferenza di Berlino, il generale Khalifa Haftar ha violato il cessate il fuoco, già traballante, facendo sparare razzi Grad sull'aeroporto internazionale di Tripoli, abbattendo un drone turco che era appena decollato dallo scalo e dichiarando una nuova no-fly-zone su tutta la capitale.

L'uomo forte della Cirenaica, continua così a mostrare i muscoli e, ignorando gli appelli internazionali, non sembra intenzionato neanche a sbloccare il petrolio, con i terminal che restano serrati rischiando di azzerare la produzione libica di greggio, linfa vitale per il Paese.

Un conflitto in cui sono in gioco enormi giacimenti petroliferi che Haftar ha da mesi sotto il proprio controllo e, dalla settimana scorsa, sta spingendo verso il blocco della produzione attraverso la sospensione dell'export da cinque porti sul Golfo della Sirte, tra cui quelli di Sidra e Ras Lanuf. Con la chiusura di valvole in una stazione di pompaggio, il generale è riuscito a far sospendere o almeno ridurre drasticamente la produzione in tre giacimenti. Dopo gli Usa, anche la Gran Bretagna attraverso la sua ambasciata si è appellata a una ripresa delle operazioni di estrazione che, in pochi giorni, potrebbero quasi azzerare la produzione da 1,2 milioni di barili a 72 mila con perdite stimate dalla Compagnia petrolifera nazionale in 77 milioni di dollari al giorno.

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