Niente ingiunzione preventiva al premier britannico Boris Johnson di chiedere un rinvio della Brexit oltre il 31 ottobre se entro due settimane il governo non troverà un accordo di divorzio con Bruxelles.
La ha deciso un giudice della Court of Session di Scozia respingendo l'istanza presentata al riguardo da attivisti e politici pro Remain che chiedevano una sorta di verdetto anticipato sull'obbligo del premier Tory di rispettare la cosiddetta legge anti-no deal approvata su impulso delle opposizioni al Parlamento britannico.
Il verdetto è stato emesso dal giudice Paul Cullen, lord Pentland. L'ingiunzione non è stata considerata necessaria in questa fase anche perché gli avvocati del governo, secondo documenti trapelati a margine delle udienze, hanno rassicurato sulla volontà di rispettare la legge anti-no deal (o Benn Act, dal cognome del deputato laburista primo firmatario dell'iniziativa) e sull'impegno di Johnson a spedire la lettera per una richiesta di proroga a Bruxelles in caso di necessità: pur senza dare garanzie sui contenuti.
Oggi stesso, del resto, parlando a Watford, in Inghilterra, il premier è parso evasivo sulla questione. "Noi studieremo ogni sentenza con grande attenzione - si è limitato a dire - e rispetteremo la legge come sempre facciamo. Allo stesso tempo lasceremo l'Unione Europea il 31 ottobre, che è chiaramente ciò per cui il Paese ha votato" nel referendum del 2016.
I promotori del ricorso hanno preannunciato appello presso un altra corte scozzese, a cui chiederanno di fatto di dettare il testo di una futura lettera di rinvio a Johnson.
