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Portavoce Sarraj, 'l'Italia non è minacciata'

'800mila profughi solo una stima. Siete il nostro primo partner'

L'Italia è "il più importante partner" del governo libico nella battaglia diplomatica per far riconoscere all'Onu e alla comunità internazionale "i crimini di guerra di Khalifa Haftar", mettere fine alle ostilità e "all'invasione" ordinata dal maresciallo, che ha "pugnalato alle spalle Tripoli e le Nazioni Unite". Il portavoce di Fayez al Sarraj, Mohanned Younis, è schietto e determinato. In un'intervista all'ANSA precisa subito che "il numero di 800.000 profughi è solo una stima di quello che potrebbe accadere con il proseguimento della guerra. Non c'è una minaccia imminente, controlliamo saldamente le frontiere, ma se la guerra continua si potrebbe scatenare il caos e arrivare anche a quelle cifre di persone in fuga" verso l'Europa. A Tripoli naturalmente non è questo il tema al centro dell'attenzione, ma la guerra scatenata da Haftar. Younis sottolinea il ruolo protagonista dell'Italia: primo e unico Paese occidentale ad aver riaperto stabilmente la propria ambasciata a Tripoli e in prima linea nella road-map per la riconciliazione e la stabilità sancita dagli accordi di Skhirat nel 2015 sotto l'egida Onu. Ma anche per la politica di apertura sui visti, per le relazioni bilaterali. "Non vogliamo armi, non ci servono. Ci serve sostegno diplomatico e politico sul fronte internazionale", evidenzia Younis. In questo quadro, "la conversazione tra il premier Conte e il presidente Trump è molto importante. Gli Stati Uniti sono la potenza-guida del mondo occidentale e "possono fare pressione per la condanna unanime di Haftar, che ci ha pugnalato alle spalle". L'offensiva del maresciallo "ci ha colti di sorpresa, perché l'orizzonte era quello della conferenza nazionale di Ghadames", prevista il 14 aprile scorso: "Ci ha costretto alla difensiva sul piano militare nei primi giorni". Ma in poche ore le forze di Tripoli si sono riorganizzate, sancendo l'alleanza tra le principali realtà politiche e militari dell'ovest. I Katiba di Tripoli, Janzour, Zawiya, Misurata, Zintan, delle Forze di mobilitazione hanno presto lanciato il contrattacco, costringendo alla rotta le milizie di Haftar lungo tutto l'asse del fronte di battaglia. Il maresciallo "sta perdendo" e per questo "spara i missili su Tripoli, bombarda quello che può dal cielo, incurante delle vittime tra i civili", denuncia Younis. "Usa le scuole come basi per lanciare i missili, sa bene che i nostri soldati non colpirebbero mai le aree civili: non vogliamo decimare il nostro popolo". Al contrario, "sono i suoi miliziani" che hanno sparato i Grad su Abu Slim, a ridosso del cuore della capitale, causando almeno 7 morti tra i civili. "I razzi sono stati lanciati da sud, dove si trovano le sue milizie. Lo dimostrano le immagini, lo raccontano i testimoni, e lo ammettono gli stessi sostenitori di Haftar con video e foto", denuncia il portavoce di Sarraj: riferendo che è stata "avviata la procedura per la sua incriminazione alla Corte penale internazionale".
   

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