Sulla Brexit si naviga a vista, se non proprio alla cieca, con l'unico obiettivo immediato di allontanare lo spettro di un divorzio no deal e i disastri che potrebbero derivarne per l'economia del continente, oltre che per quella britannica. E l'incertezza si riflette persino sulla data della prossima proroga: che Theresa May chiede - con il placet d'un Parlamento di cui è ormai ostaggio - non oltre il 30 giugno; Angela Merkel e diversi altri leader dei 27 sarebbero pronti a allungare nel 2020 inoltrato; e il Consiglio europeo potrebbe concedere sino a fine 2019, a patto che l'isola partecipi alle euroelezioni di maggio. Ma che alla fine potrebbe ridursi soltanto a un secondo mini slittamento, dal 12 aprile al primo giugno, di fronte a scenari che continuano a non offrire alcuna garanzia chiara sugli orizzonti futuri del Regno Unito e a una sua mancata convocazione delle urne.