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Alfie: mamma pubblica poesia su Facebook

Versi strazianti il giorno dopo la morte: 'Non piangere'

Il giorno dopo la morte del piccolo Alfie la mamma, Kate James, torna sui social media per pubblicare una straziante poesia dedicata al suo bambino e scritta da un suo sostenitore Anorahs Grant. "Mamma non piangere, perche' ora io devo andare a dormire", è l'incipit del commovente tributo postato su Facebook. "Hai lottato per me ovunque. Nei tribunali, dalla regina, dal papa", proseguono i versi in rima. La poesia si conclude con un messaggio all''esercito di Alfie', il gruppo di sostenitori che sono stati vicino ai genitori in questi duri mesi di battaglie legali: "Tenetevi stretti i vostri cari, perche' il tempo di nessuno è scontato. Ora devo dirvi addio".

  

"Al nostro bimbo sono spuntate le ali intorno alle 2.30. I nostri cuori sono spezzati. Grazie a tutti per il sostegno", scriveva mamma Kate nel dare il triste annuncio della morte del piccolo. "Il mio gladiatore ha posato lo scudo e si è guadagnato le ali. Abbiamo il cuore spezzato. Ti voglio bene ragazzo mio", sono state le parole commoventi del padre Tom. Un ultimo disperato appello ai sostenitori dell'Alfie's Army, a mandare "preghiere" e "100 profondi respiri al nostro guerriero" era arrivato nella notte, sempre via Facebook, da Sarah Evans, zia del bambino.

Si è chiusa dunque nel modo più amaro per i genitori di Alfie, Tom e Kate, i due generosi ragazzi inglesi del popolo poco più che 20enni, la battaglia per cercare di dare una speranza al loro piccolo: il bambino di nemmeno due anni era stato colpito da una grave patologia neurodegenerativa non diagnosticata esattamente che aveva come spento una parte del suo cervello, pur senza ridurlo mai all'incoscienza totale.

Una battaglia legale, e di opinione pubblica, durata quasi sei mesi. A innescarla, la richiesta dei medici dell'ospedale pediatrico Alder Hey di Liverpool, convinti che non ci fosse più nulla da fare e che ogni cura fosse ormai "inutile", di staccare la spina. Un atto a cui Tom e Kate si sono opposti fin da subito, ma senza riuscire a spuntarla. Forte della legge britannica, lo staff ospedaliero si è rivolto già a dicembre del 2017 ai tribunali del Regno, che in una serie di sentenze - a partire dal verdetto chiave emesso dal giudice dell'Alta Corte britannica Anthony Hayden a febbraio - hanno ripetutamente dato il via libera agli uomini in camice bianco e hanno sempre risposto 'no' ai genitori. Non sono serviti i ricorsi alla Corte Suprema di Londra, né quella alla Corte Europea dei Diritti dell'Uomo di Strasburgo (chiamatasi fuori con una doppia pronuncia di "inammissibilità").

E neppure gli appelli del Papa e la concessione della cittadinanza italiana per motivi umanitari, decisa il 23 aprile sullo sfondo della disponibilità del Bambino Gesù di Roma e del Gaslini di Genova di continuare a dare assistenza al piccolo su richiesta del papà e della mamma. La sera dello stesso 23 aprile - in esecuzione di quanto stabilito dalla giustizia britannica e a dispetto delle proteste degli Evans e di un esercito di sostenitori (denominato Alfi's Army) radunato di fronte all'ospedale di Liverpool, ma soprattutto online - i medici hanno infine staccato la ventilazione assistita.

Alfie, contro tutte le attese, ha resistito da "guerriero" - nelle parole di papà Tom - respirando da solo per quattro giorni. E lasciando spazio a un estremo ricorso perduto in appello, prima della resa e dell'apertura di un dialogo dei genitori con i medici per riportarlo almeno a casa. Quando ormai non c'era più tempo.

Alfie era nato a Liverpool il 9 maggio 2016 e a Liverpool ha chiuso gli occhi per sempre attorno alle 2,30 del 28 aprile 2019. Una decina di giorni prima del suo secondo compleanno.

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