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Trump verso vertice: 'Grande notizia'. Ue e Onu,'un primo passo'

Trump verso vertice: 'Grande notizia'. Ue e Onu,'un primo passo'

"Non c'e' più bisogno di test nucleari o missilistici e chiuderemo anche il sito nel nord del Paese". Il leader nordcoreano Kim Jong-un sceglie la tv, e richiama la storica anchor woman 'in rosa', per dare il suo messaggio alla nazione. Ma soprattutto al mondo, in vista dei prossimi vertici cruciali, prima con i sudcoreani, poi con il presidente Usa Donald Trump che non tarda a definire la decisione una "grande notizia!". Lo stop immediato ai test nucleari e missilistici fino alla chiusura del sito delle detonazioni di Punggye-ri matura infatti a pochissimi giorni dal summit con il presidente sudcoreano Moon Jae-in. E viene salutato dalle cancellerie di tutto il mondo come un 'passo positivo' anche se solo un passo che ora deve tradursi in quella denuclearizzazione della pensiola che Kim, nel suo annuncio al Comitato centrale del Partito dei Lavoratori, evita di nominare. Con Seul che si dice comunque fiduciosa, parlando di "un significativo progresso" in tale direzione, e l'Ufficio presidenziale convinto che il leader del Nord ne parlerà venerdì con Moon alla House of Peace del villaggio di confine di Panmunjom. E anche Trump, che vedrà il "giovane generale" probabilmente tra maggio e inizio giugno, ha accolto con entusiasmo la mossa leggendola come una "un grande progresso". Ma se l'annuncio ha aumentato le speranze di denuclearizzazione, gli esperti hanno però messo in guardia, in forza delle esperienze passate, che Pyongyang abbia gettato le base per il pacchetto di concessioni da presentare a Seul e Washington, salvo poi rompere ogni accordo. Come fatto dal padre, il "caro leader" Kim Jong-il, che nel 2007 fece saltare la torre di raffreddamento della centrale nucleare di Yongbyon per rompere ogni accordo firmato nel negoziato a Sei (composto dalle due Coree, Usa, Cina, Russia e Giappone) rimettendo in opera la struttura per l'arricchimento dell'uranio. A novembre 2017 lo Pyongyang ha lanciato lo Hwasong 15, il missile intercontinentale ritenuto in grado di colpire tutto il territorio americano, dichiarando "completo" il suo programma nucleare. Lo stop a ulteriori test, nucleari e missilistici, non cambierebbe di molto gli scenari. In più, il sito di Punggye-ri sarebbe instabile e utilizzabile dopo l'ultima detonazione che a settembre 2017 causò un sisma artificiale di magnitudo 6,3. Il ministero degli Esteri cinese, quanto agli alti vicini regionali, ha riferito di ritenere che la "decisione della Corea del Nord aiuterà a migliorare la situazione nella penisola". Più scettico il giudizio del premier nipponico Shinzo Abe, per il quale "c'è stato un positivo sviluppo", promettendo che Tokyo seguirà da vicino il gesto porterà alla "completa, verificabile e irreversibile smantellamento delle armi nucleari, delle armi di distruzione di massa e dei missili". Dal Comitato centrale, tuttavia, ci sono segnali positivi: ad esempio, Kim ha cancellato il riferimento delle linee guida dello sviluppo militare che deve procedere di pari passo con quello economico, rimarcando che il Paese deve essere "solo focalizzato sulla costruzione economica". Con una penisola fino a pochi mesi fa sul baratro di un nuovo conflitto, le dichiarazioni del leader nordcoreano sono uno sviluppo positivo e un primo passo nella giusta direzione, hanno commentato il ministro degli Esteri Angelino Alfano e l' Alto rappresentante Ue Federica Mogherini, augurandosi che le dichiarazioni "contribuiscano all'obiettivo della denuclearizzazione completa, verificabile ed irreversibile della Penisola". E anche il segretario generale dell'Onu Antonio Guterres "plaude" a un atto che contribuisce "a creare fiducia" verso "il processo più lungo". Secondo l'Organizzazione a sostegno del trattato di bando complessivo dei test nucleari (Cbtco), nata dalla convenzione definita nel 1996 sotto l'egida Onu, Kim "dovrebbe considerare di firmare e ratificare" la convenzione, ha scritto in una nota il segretario esecutivo Lassina Zerbo. Tra i 44 Stati menzionati con "competenze nucleari", Corea del Nord, Pakistan e India sono gli unici Paesi a non aver firmato e ratificato, mentre Cina, Egitto, Iran, Israele e Usa hanno solo aderito al trattato.

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