Diecimila civili hanno lasciato oggi la Ghuta orientale, secondo quanto afferma la tv di Stato siriana. Si tratterebbe del più grande esodo dall'enclave ancora in parte controllata dagli insorti dove continua l'avanzata
delle truppe governative siriane dopo massicci bombardamenti che a partire dal 18 febbraio hanno provocato circa 1.200 morti, secondo l'Osservatorio nazionale per i diritti umani (Ondus). Secondo l'emittente l'esodo avviene attraverso un corridoio dalla città di Hamuriya, al centro della Ghuta.
Due principali località della Ghuta sono di fatto cadute in mano alle forze governative e i miliziani anti-regime si sono ritirati. Secondo fonti locali, le fazioni armate si sono ritirate da Hamuriya e Saqba, al centro
della Ghuta, ma le notizie non sono verificabili in maniera indipendente. Le fonti affermano che a breve le forze del governo, sostenute da Iran e Russia, faranno ingresso a Hamuriya e nella vicina Saqba.
Convogli umanitari della Croce Rossa internazionale (Cicr) sono diretti all'interno della Ghuta, l'area a est di Damasco da settimane teatro di una vasta offensiva militare governativa e dove rimangono centinaia di migliaia di civili. Secondo il Cicr i convogli stanno entrando al valico Wafidin, controllato dai militari russi e dalle forze governative siriane, verso le zone della Ghuta ancora sotto assedio.
L'esercito turco ha iniziato l'assedio del centro urbano di Afrin, l'enclave curda nel nord-ovest della Siria contro cui conduce un'offensiva militare dallo scorso 20 gennaio. Lo riferiscono le forze armate di Ankara, sostenendo di aver preso il controllo di alcune "aree critiche" della città. Nei giorni scorsi, diverse fonti avevano confermato l'arrivo dei militari turchi e delle milizie arabo-siriane loro alleate alle porte della città, a poco più di 1 km dall'ingresso sudorientale di Afrin. Secondo il governo di Ankara, inoltre, più di metà dell'intera enclave curda sarebbe già finita sotto il controllo degli assedianti.
Migliaia di civili risultano da ore in fuga verso zone in mano ai governativi nella provincia di Aleppo e le altre aree controllate dai curdi del Pyd nel nord-est della Siria.