(di Patrizia Antonini)
BRUXELLES - Theresa May non convince i leader Ue e non ottiene il margine di manovra che sperava di ritagliarsi con la lettera sui diritti dei cittadini, con cui assicura il massimo delle tutele dopo l'uscita della Gran Bretagna dal blocco. Un messaggio che lo stesso leader del Labour britannico, Jeremy Corbyn, definisce "debole".
Dopo cinque round negoziali, ed un tentativo all'ultimo minuto, Londra si trova a fare i conti con la quasi certezza di essere 'rimandata' a dicembre, per una nuova verifica sui progressi raggiunti sulle tre priorità fissate dai 27 (diritti dei cittadini, conti, e frontiere irlandesi), prima di poter passare alla tanto agognata discussione sulla transizione ed i rapporti commerciali futuri, la cosiddetta 'fase due'.
Unica pillola ad addolcire il boccone amaro per la premier britannica sarà il via libera del blocco europeo a procedere con i lavori preparatori interni, per il negoziato sulla seconda fase. Un messaggio di buona volontà, ma anche il segnale di non voler umiliare o indebolire troppo politicamente la May, insidiata da possibili tentazioni di colpi di mano del capo negoziatore David Davis, o del ministro degli Affari esteri Boris Johnson, secondo il quale il Regno Unito "se la passerà molto bene anche in caso di mancato accordo".
A promuovere la linea dura, secondo fonti diplomatiche, è l'asse Berlino-Parigi, sebbene con sfumature diverse. La cancelliera tedesca sarebbe infatti più disponibile a tendere una mano alla collega d'Oltremanica, in caso d'apertura di spiragli. Angela Merkel ed Emmanuel Macron ne hanno discusso di nuovo in una bilaterale ai margini del vertice, poco prima di essere immortalati dall'occhio indiscreto delle telecamere a parlare in modo riservato con la May, al loro ingresso in sala, per l'avvio dei lavori del summit.
"Voglio continuare con i negoziati con spirito positivo, al tempo stesso tenendo in conto e rispettando il desiderio dei britannici a lasciare, ma anche mantenendo una buona relazione tra il Regno Unito e l'Ue", ha avvertito la cancelliera parlando di "progressi ma insufficienti per passare alla seconda fase".
L'obiettivo - precisa - resta comunque di "poter avviare la seconda fase a dicembre". Il capo dell'Eliseo si è invece limitato ad indicare, che dal consiglio europeo si leverà un "messaggio di unità" dei 27. Ed il presidente del Parlamento europeo Antonio Tajani si è detto in attesa "di vedere la trasformazione dei toni più flessibili di May in atti più concreti".
Quello dei conti resta il capitolo più spinoso, come ha ribadito il premier olandese Mark Rutte. Sulla questione finanziaria Londra non ha ancora "tradotto in modo concreto gli impegni presi", recita la bozza di conclusioni che vedrà l'ok domani, dopo il dibattito a 27 col capo negoziatore Michel Barnier, quando la premier britannica ormai sarà già lontana da Bruxelles. "Siamo un po' frustrati" dall'andamento lento dei negoziati, ha segnalato il premier finlandese Juha Sipila, mentre in modo un po' sibillino la leader lituana Dalia Grybauskaité su Twitter ha invitato a non trasformare il negoziato in qualcosa di "tossico".