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Schulz, l'europeista che ha illuso l'Spd

Punta a cancelleria da 'uomo comune' e teme grande sconfitta

(di Uski Audino)

BERLINO "Ho combattuto per tutta la mia vita politica per un'Europa più forte", ha ripetuto il candidato alla cancelleria Martin Schulz, nell'ultimo comizio a Berlino: "noi siamo per una Germania europea non per un'Europa tedesca, per dirlo con le parole di Thomas Mann". L'europeismo è da sempre la cifra politica del candidato socialdemocratico, presidente del Parlamento europeo negli ultimi 5 anni ed eurodeputato a Bruxelles nei precedenti 18. Ma la sua lunga carriera da europarlamentare sarebbe rimasta ignota ai più, almeno in Italia, se nel 2003 un suo attacco politico al neo presidente di turno, Silvio Berlusconi, non gli avesse attirato le ire del Cavaliere che si rivolse a lui dicendo: "Signor Schulz (...) la suggerirò per il ruolo di kapò". L'anno successivo, nel 2004, Schulz diventa capogruppo dei socialdemocratici a Bruxelles. Da allora la sua carriera politica viene seguita con interesse in Germania, tanto che quando a gennaio di quest'anno Sigmar Gabriel fa un passo indietro, lasciandogli la presidenza del partito, l'Spd vola nei sondaggi, passando a marzo dal 22-23% al 32%, testa a testa con la Cdu. All'interno del Spd, poi, l'ingresso di Schulz è accolto con vero entusiasmo, raggiungendo il 100% dei consensi. Complice il profilo di convinto europeista del 61enne e una biografia di resurrezione, degna di Rocky Balboa. Ultimo di cinque figli di una famiglia non agiata, Schulz abbandona la scuola superiore prima della fine e diventa, ancora giovanissimo, alcolista.
    Riesce ad uscirne e completa gli studi da libraio, prima di candidarsi e rimanere per 12 anni, dal 1982 al 1994, sindaco della sua cittadina, Wuerselen in Nord Reno-Westfalia. Da allora e per 23 anni, Schulz lavora come eurodeputato a Bruxelles. Come si passa dal 32% di marzo al 22-23% di oggi, si chiedono i commentatori? L'europeismo, seppure un'ottima carta da giocare, è un'arma spuntata contro una cancelliera autorevole sul piano internazionale come Merkel. Sul piano della politica interna pesa sull'Spd l'eredità di un lungo governo di coalizione con la Cdu, come racconta Philipp, 21 anni, tra gli spettatori dell'ultimo comizio del candidato socialdemocratico a Berlino: "Schulz ha fatto del suo meglio come candidato, ma per me è poco credibile. Spd e Cdu hanno governato insieme per troppo tempo, ora non si distinguono più". Oltre al logoramento da coalizione, l'Spd si è visto scippare da Merkel tematiche storicamente socialdemocratiche, come quella dei diritti civili o del salario minimo. Schulz sa, quindi, di dover convincere prima di tutto la sua base delusa e per questo cerca di rimarcare la sua differenza con la cancelliera: "Merkel non vuole discutere delle cose", ha dichiarato a Der Spiegel. "Cerca di imboscarsi sulle domande controverse che riguardano il futuro e in questo vuoto si inseriscono i cavalieri della paura", cioè i sostenitori dell'Afd. Al comizio li definisce "becchini della democrazia", coloro che hanno trovato un posto nell'arena politica anche per colpa della "politica del sonnifero" di Merkel. O comunque, anche perché lo spazio occupato a sinistra da Merkel, ha creato un vuoto a destra. 

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