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Brexit, May vola a Firenze per tentare lo sblocco del negoziato

Sul piatto una "Offerta aperta e generosa" stimata in 20 miliardi

Un'offerta "aperta e generosa" all'Ue, stimata in 20 miliardi di euro pronta cassa. E' ciò che la premier britannica Theresa May intende mettere sul piatto a Firenze, antica città di banchieri e simbolo di una storica tradizione di commerci europei, in un atteso nuovo discorso-manifesto sulla Brexit mirato a cercare di sbloccare lo stallo nelle trattative con Bruxelles a partire proprio dalla spinosa questione del 'conto del divorzio': elemento preliminare del negoziato su cui i colloqui rischiano d'incagliarsi.
    Le indicazioni dell'ultima ora appaiono concordanti. May si impegna a fare qualche passo avanti rispetto ai principi fissati nei mesi scorsi, in toni alquanto tranchant, nell'intervento programmatico della Lancaster House. E sembra voler formalmente aprire le porte all'idea più pragmatica di un accordo di transizione biennale che si traduca di fatto in un'uscita graduale, per tappe, del Regno dall'Ue.
    La Bbc e fonti vicine ai negoziati sentite dall'ANSA tendono a escludere che lady Theresa a Firenze possa squadernare in prima persona un cifra precisa, anche per ragioni di tattica negoziale. Ma il calcolo, anticipato dal Financial Times, é presto fatto: due anni di transizione significano nel 'nuovo' approccio britannico almeno altri due anni di contribuzione piena al bilancio comunitario, a cui Londra si obbligherebbe fin da subito per mantenere l'accesso al mercato unico nella fase di 'interregno': ossia, appunto, una ventina di miliardi. Meno di ciò l'Unione mira a spuntare, come 'saldo' prima dell'addio; ma abbastanza, nelle speranze di Downing Street, da venire accolto come un gesto di buona volontà concreto (e immediato), in attesa di valutare successive ulteriori 'pendenze' parallelamente alla definizione delle relazioni future con Bruxelles.
    Il testo del discorso della May è stato a quanto pare ritoccato sino all'ultimo oggi, nel corso di una lunga (due ore e mezzo) riunione del consiglio dei ministri in cui si è tentato di ricucire alla meglio le fratture in casa Tory: con i due principali contendenti, il ministro degli Esteri, Boris Johnson, capofila degli euroscettici più inflessibili, e il Cancelliere dello Scacchiere e titolare delle Finanze, Philip Hammond, portavoce dei 'moderati' e delle sensibilità del grande business, che alla fine si sono fatti fotografare insieme, sorridenti, mentre lasciavano Downing Street.
    Il segnale di una tregua interna, se non altro, che May confida di poter sfruttare per superare l'impasse nella partita a scacchi con l'Ue. Ammettendo con maggiore realismo dei mesi scorsi la difficoltà degli scogli negoziali, ma insistendo a predicare ottimismo sulle prospettive future del Paese e sull'interesse reciproco dell'isola e del continente di costruire "con creatività" una nuova partnership.

Al di là delle aperture verso Bruxelles, la premier resta tuttavia alle prese con i suoi problemi di leadership, dopo il deludente risultato delle elezioni di giugno, sottoposta alle molteplici pressioni delle fazioni di partito che propendono alternativamente per una Brexit soft o hard. Ai falchi - fra i quali si fa sentire dalle colonne del Daily Telegraph anche il suo ex consigliere principe e braccio destro Nick Timothy - May ha dovuto promettere di non non esporsi troppo sul 'conto di divorzio', per non perdere "l'unica leva negoziale" di un braccio di ferro che Londra interpreta come una questione di soldi, assai più che non di principio o di obblighi legali. Mentre ha escluso un accordo finale post Brexit tipo quello Ue-Norvegia, che garantirebbe al Regno la permanenza a tempo indeterminato nello Spazio economico europeo, ma lo costringerebbe a non toccare la libera circolazione delle persone.

Sul fronte opposto, per rasserenare le colombe e la City, ha allontanato l'opzione di un'intesa sul modello canadese, troppo 'light' ed esclusivamente commerciale. Un gioco di equilibrismi che lascia perplesso il capo negoziatore francese dei 27, Michel Barnier, secondo il quale "restano molte incertezze" all'orizzonte. Bruxelles è pronta ad "ascoltare con grande attenzione e spirito costruttivo" il discorso di Firenze, ha premesso Barnier, citando un fiorentino illustre, Niccolò Machiavelli, per dire che un accordo rapido é possibile se c'é "la volontà". Ma ha poi avvertito che per fare progressi servono "impegni chiari". E servono "dal Regno Unito".
    
   

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